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Juke box, regalo rock’n’roll

Il simbolo dello stile musicale anni ’50 e ’60 come oggetto irrinunciabile di arredamento o come apparecchio funzionante. Da trovare sotto l’albero

apparecchio musicale anni 20
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Il juke box compie 125 anni e rimane uno dei simboli della storia della musica internazionale. Un oggetto d’epoca proveniente dagli Stati Uniti, patria di origine degli  “apparecchi musicali”, al tempo così definiti, e di tutta quella particolare produzione di divenuta oggi icona di stile e memoria di emozioni mai dimenticate.
 
Un apparecchio per molti irrinunciabile, tanto da trasformarsi negli anni in vero e proprio pezzo d’arredamento, inserito in uno stile anni ’50 o meno, funzionante o senza vita. Sarnno i colori, le luci che rifletteva a tempo di musica oppure la più pura testimonianza del divertimento di cui gli americani erano assetati nel dopoguerra. Il termine juke box deriva dallo slang ‘juke house’, ovvero le case di piacere in cui la musica non doveva mai mancare. Infine, il termine “gettonato”, utilizzato in origine per indicare dei brani di grande successo, deriva proprio dal gesto di inserire il gettone nel juke box: un brano molto suonato riceveva più gettoni degli altri.
 
Chi ama questo “pezzo di storia” non potrà resistere alla gioia di riceverlo in regalo per Natale. Esistono infatti molti negozi e siti specializzati nel recupero e nel restauro di questo apparecchio ricco di storia. Il 23 novembre del 1889 al Palais Royal Saloon di San Francisco veniva installato quello che, a tutti gli effetti, possiamo considerare il primo juke box: si trattava di un fonografo Edison Class M incassato in un armadio di quercia da cui uscivano quattro tubi che permettevano a più persone di ascoltare la musica. Quello del Palais Royal Saloon veniva azionato solo se si inseriva un nichelino. La trovata è di Louis Glass, un ingegnere che dopo una lunga carriera nel campo delle aziende telefoniche ha voluto investire nel campo dei fonografi diventando il capo della Pacific Phonograph Co. e brevettando la sua invenzione sotto il nome di “Fonografo azionato da moneta”. 
 
Nel 1890, in soli sei mesi, i suoi fonografi automatici gli avevano fatto guadagnare circa 4000 dollari, una cifra enorme per il periodo. Ovviamente non mancarono i tentativi di produrre macchinari simili da parte dei suoi concorrenti: nel 1918 Hobart C. Niblack brevettò il primo fonografo capace contenere più dischi e di cambiarli automaticamente, anticipando quello che la AMI – Automated Musical Instrument Company – introdusse sul mercato nel 1927. Il modello della AMI ospitava 10 dischi a 78 rpm che poteva suonare da entrambi i lati. Nonostante l’innovazione, l’azienda americana non riuscì a imporsi nel settore raggiungendo solo buoni risultati nel mercato europeo.
 
Dal secondo dopoguerra in poi, ogni locale americano aveva un jukebox in sala. Divenne il simbolo di una nazione che voleva divertirsi a tutti i costi buttandosi alle spalle l’esperienza della guerra entrando così a far parte a pieno titolo nell’immaginario rock’n’roll degli anni ’50 e ’60.
 
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