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Scegli la marca e ti dirò che taglia porti

L’inchiesta del mensile francese 60 Millions de Consommateurs ha rivelato che, tra un brand e l’altro, la stessa misura può riservare delle sorprese

Etichetta abiti
Courtesy of©dra_schwartz/iStock
Chi non ama lo shopping? Ogni fashion addicted che si rispetti ha sempre voglia di fare acquisti al fine di rinnovare il proprio guardaroba. Uno dei problemi più ricorrenti, soprattutto per chi ha l’abitudine di fare acquisti on line, riguarda la scelta della taglia perché, è risaputo, ogni brand ha la sua vestibilità.

Interessante a tale proposito l’inchiesta condotta, in concomitanza dei saldi invernali, dalla rivista francese “60 Millions de Consommateurs” che ha analizzato differenti capi di abbigliamento della stessa taglia, sia femminili che maschili, acquistati in incognito in 11 differenti negozi di moda prêt-à-porter e li ha misurati in laboratorio facendoli indossare, uno alla volta, sempre agli stessi soggetti. Il risultato dell’indagine è pubblicato sul numero di gennaio della rivista in cui si apprende che, in realtà, quanto riportato sulle etichette dei capi lascia molto a desiderare in termini di veridicità. Un esempio? Per quel che concerne la taglia 40 dei jeans da donna sono tante le differenze riscontrate tra un marchio e l’altro: si parla di uno scarto di 5,4 cm tra C&A e Promod per quel che concerne la lunghezza dell’interno coscia; per quanto riguarda la circonferenza fianchi invece è bene tenere a mente che, tra Promod e La Halle, ci sono 4,6 cm di differenza. Spostando l’attenzione sulle camicie la situazione non migliora, anzi, sono circa 12 i cm che separano i modelli di La Halle da quelli di Zara, tutti concentrati nella circonferenza del petto. 

 
La domanda sorge spontanea: perché non pensare a una soluzione in grado di semplificare il tutto? A fornire delucidazioni in merito è una stilista che ha lavorato per diversi marchi di prêt-à-porter e, a suo dire, ognuno di essi ha la sua concezione della silhouette e si rivolge a un target particolare. A svelare piccole perle di saggezza è anche Patrick Robinet, Chef de Projet presso l’Istitut Français du textile-habillement: a quanto pare i francesi negli ultimi tempi hanno affondato troppo la forchetta ergo hanno messo su qualche chiletto di troppo e, al fine di non urtare la loro sensibilità, molti brand giocano d’astuzia. Come? Semplicemente aggiungendo ai tessuti un po’ di elastan, quanto basta per rendere più avvolgente il capo o ancora mettono un’etichetta meno veritiera, si parla del famoso vanity sizing, ovvero di quella tendenza che porta a truccare le taglie. Tutto ciò, se da un lato risulta più gratificante perché accresce l’ego dei consumatori convinti di indossare una misura in meno rispetto a quella reale, dall’altro non fa che illuderli e confonderli. In conclusione il mensile francese ricorda a tutti coloro che vogliono fare spese di non acquistare mai l’oggetto del desiderio senza provarlo, soprattutto durante i saldi, si rischia infatti di ritrovarsi con un capo della misura sbagliata senza possibilità di cambiarlo in quanto tutto è andato a ruba.

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