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Mint Julep: dal 1803 ad oggi

Tra menta e whiskey, il cocktail prediletto dagli Statunitensi vanta una storia plurisecolare. Ecco la ricetta 

Mint Julep
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La reale storia di questo celebre drink non è mai arrivata ai giorni nostri, ma la testimonianza scritta della sua ricetta compare per la prima volta in un famoso libro pubblicato da John Davis nel 1803 a Londra. Nonostante le “radici” britanniche, però, il termine Julep deriva dall’arabo e originariamente indicava uno sciroppo dolce a base di acqua e zucchero, utilizzato come ingrediente principale per dare vita, per l’appunto, al Mint Julep. Detto questo, bisogna specificare che la diffusione di questo drink negli Stati Uniti si deve al Senatore americano Henry Clay del Kentucky, che lo introdusse per primo al bar Round Robin del famoso Willard Hotel a Washington D.C. durante la sua permanenza in città. 
 
A partire dal 1938 il Mint Julep diventò il drink prediletto dagli Statunitensi che tutt’ora amano gustarlo durante il “Kentucky Derby”, la famosa corsa dei cavalli. Il cocktail si prepara in un bicchiere apposito, chiamato Julep Cup. Si aggiunge la menta che viene prima sbattuta a mano per sprigionarne gli aromi, si versa lo zucchero bianco e si aggiunge quindi dell’acqua, pestando leggermente per sciogliere lo zucchero. Infine si versa il Whiskey Wild Turkey 101 e si aggiunge del ghiaccio tritato, miscelando il tutto con cura. La guarnizione tipica per questo drink del periodo pre-Proibizionista è realizzata con foglie di menta fresca, frutti di bosco, una fettina di ananas e di arancia e come tocco finale una spruzzata di zucchero a velo.

Insomma, sembra essere una vera e propria istituzione nei paesi d’oltreoceano. Basti pensare che durante il derby del Kentucky del 2006, Churchill Downs ha servito dei Mint Julep dal costo di 1000 dollari l’uno. I cocktail furono serviti in bicchieri dorati con fregi in argento e fu usato un Bourbon speciale, della riserva Woodford, la menta importata dall’Irlanda, il ghiaccio dalle Alpi Bavaresi e lo zucchero australiano. Il ricavato fu devoluto ai cavalli da corsa in pensione. Per maggiori informazioni sulla ricetta cliccare su campariacademy.it

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