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La religione appaga il cervello. Quanto una droga

Secondo uno studio sesso, droga e rock and roll appagano quanto dire una preghiera

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Se pensate che sesso, droga e rock and roll siano agli antipodi della vita religiosa ricredetevi. Nonostante l’indubbia differenza nello stile di vita di chi li pratica, hanno in comune una cosa. Appagano il cervello allo stesso modo. E’ quanto rileva uno studio pubblicato sulla rivista Social Neuroscience. La religione e le esperienze più edonistiche attivano le stesse aree cerebrali.

La religione appaga. Quanto il sesso

Non è una provocazione: è davvero questo il risultato dello studio condotto dai ricercatori dell’Università dello Utah. Nello specifico, quando l’esperienza religiosa è intensa, cioè quando si provano profondi sentimenti di fede, si attiva un’area del cervello che è associata al senso di appagamento. La stessa che si attiva quando si fa uso di sostanze stupefacenti, di quando si vive un’esperienza intima con un partner, di quando si ascolta la propria musica preferita. Lo studio è stato condotto su un campione di 19 persone molto credenti, appartenenti alla comunità dei Mormoni.

I soggetti sono stati sottoposti a risonanze magnetiche mentre venivano stimolati i loro sentimenti di fede. Per esempio facendo vedere loro video legati alla religione o leggendo le sacre scritture. Oppure semplicemente facendoli pregare. Si è quindi chiesto loro di identificare i momenti di massima esperienza spirituale. Essi corrispondevano esattamente alle fasi in cui gli scienziati registravano attivazioni delle aree del cervello coinvolte nella sensazione di appagamento. Quest’area è anche strettamente legata alle dipendenze, e al rilascio di dopamina, ormone correlato agli stati umorali.

Secondo un’indagine Doxa del 2014, ¾ degli italiani sono credenti. Ben l’89% degli americani afferma di avere fede in Dio. Su scala globale, indagini del 2015 riscontrano che il 63% della popolazione mondiale crede in una religione. Nonostante questi numeri giganteschi, e considerato quanto i precetti spirituali influenzino la vita delle persone (almeno di quelle praticanti), è sorprendente il fatto che gli studi neuroscientifici al riguardo siano ancora pochi. Lo conferma il dottor Jeffrey Anderson, autore principale dello studio. Sottolineando come sia fondamentale invece indagare più approfonditamente il legame tra la religione e il cervello. Naturalmente questo studio ha coinvolto troppi pochi soggetti al momento per essere considerato una pietra miliare, ma pone le basi per ulteriori indagini sul rapporto tra fede e attività cerebrali.