Cronisti d’assalto, giornalisti sempre di corsa dietro l’ultima notizia. La categoria di chi vive rincorrendo news dovrebbe essere sinonimo di arguzia e intelligenza. Ma un recente studio riportato dal Business Insider svelerebbe il contrario. A evidenziarlo la ricerca della neuroscienziata britannica Tara Swart, realizzata su un campione di cronisti in collaborazione con il London Press Club.
Giornalisti: capacità di apprendimento e sviluppo inferiore alla media
Tara Swart ha analizzato per sette mesi i comportamenti dei giornalisti di carta stampata, web, radio e tv. La vita frenetica dei cronisti e le “malsane” abitudini a cui sono soggetti provocherebbe una più complessa risoluzione di problemi. Inoltre i giornalisti faticherebbero a mettere in funzione le abilità creative. E a saper affrontare più attività contemporaneamente.
Ma non è tutto. I partecipanti allo studio hanno mostrato comportamenti fuori dal comune, con l’assunzione di molta caffeina e cibi a elevata concentrazione di glucosio. Senza contare l’abuso di alcol. Sembrerebbe che i cronisti non siano abituati a bere acqua nelle quantità necessarie a condurre una vita sana e regolata. Solo il 5% del campione assume i litri raccomandati.
Non stupisce che le giornate di chi per professione scrive riguardo argomenti più disparati, non sia propriamente in linea con salute e benessere. L’analisi della Swart è comunque rivolta a un piccolo campione di professionisti e non può essere riferita alla categoria in generale. Il dato interessante rimane comunque il livello di stress del lavoro del giornalista, poco incline a prendersi le dovute pause per recuperare la giusta concentrazione sul lavoro.
Gestire le emozioni: difficile per i giornalisti
Il fatto di essere continuamente sotto pressione non aiuta la categoria a gestire le emozioni. Il motivo per cui un cronista può apparire scontroso o perennemente affannato risiede nella tipologia di giornata che affronta. Lo studio rivela che il cervello di questa categoria professionale sarebbe talmente concentrato a “stare sul pezzo” tanto da perdere l’abilità al multitasking, ossia al gestire più situazioni nello stesso momento. Verrebbe da commentare che anche i medici o altre categorie soggette a turnazioni posano “soffrire” degli stessi “sintomi”.
In realtà, un caso, un avvenimento o una notizia non hanno un tempo di durata delineato. In linea di massima è sempre lo stesso giornalista a seguire l’evoluzione di un “pezzo” e quest’ultimo può durare anni. Sono stati registrati valori bassi nella capacità di non farsi distrarre dai propri pensieri, il che significa che la categoria fa fatica a evitare di rimpiangere il passato o di preoccuparsi per il futuro.
Tuttavia i cronisti hanno dimostrato alti valori nella capacità di astrazione (la capacità di trovare collegamenti tra le cose) e nella selezione e nel filtro delle informazioni. Meglio di niente…