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Facebook: dal malato di selfie allo spione, 4 utenti tipo

I profili più comuni tracciati da una ricerca sul tema

Facebook: dal malato di selfie allo spione, 4 utenti tipo
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Facebook è praticamente il luogo virtuale che ha sostituito il vecchio bar del paese o la palestra. Perché oggi è sufficiente un log-in come gesto di aggregazione sociale e di contatto tra simili. Con l’accesso ai social si può infatti vedere cosa fanno gli altri e come si comportano. Per riuscirci non serve più uscire di casa.

Per questo motivo nella giungla degli utenti, un po’ come avviene per la sociologia reale, vengono messi in campo comportamenti stereotipati che possono essere facilmente rintracciati. A individuare 4 utenti tipo che abitano nel social network è un team di ricercatori della Brigham University dello Utah. A riportare lo studio è il magazine Daily Mail. Lo scopo della ricerca è quello aiutare chi si dovesse riconoscere nei profili tipo ad avere maggiore coscienza dei proprio comportamenti e dei rischi che ne conseguono.

I 4 tipi individuati dai ricercatori sono ‘il costruttore di relazioni’, ‘il complottista’, ‘il malato di selfie’ e ‘il guardone’.

Facebook: dal malato di selfie al guardone, i profili tipo

Il costruttore di relazioni sarebbe il tipo di utente che usa Facebook come estensione dei propri rapporti affettivi. Proprio come farebbe nella vita reale.

Il complottista sarebbe invece il tipo di cittadino militante che è interessato solo a informare gli altri utenti delle brutture compiute all’interno della propria amministrazione. Il tono deve essere sempre quello dello sdegno e della denuncia più accesa.

I malati di selfie invece userebbero Facebook solo per promuovere loro stessi a suon di primi piani e scatti studiati nel dettaglio.

I guardoni sarebbero invece quel tipo di utenti meno attivi e più passivi. Ossia quei profili impegnati a spiare prevalentemente l’attività degli altri piuttosto che a costruirne una propria.

Lo studio ha anche cercato di spiegare la popolarità di Facebook che ha raggiunto i 2 miliardi di utenti.

“Tutti quelli con i quali ho parlato – dichiara Tom Robinson coautore dello studio – si sentivano parte di più profili contemporaneamente”. “Tutto ciò è servito a far capire alle persone che spesso non sono coscienti di come si comportano. In questo modo possono essere messi di fronte ai loro comportamenti online”. Da parte nostra ne siamo sicuramente felici e divertiti ma anche sicuri che nessuno vorrà identificarsi di sua spontanea volontà con ‘il malato di selfie’ o ‘il guardone’. A meno che non siano proprio gli altri a chiarirlo.

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