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Un drink per favorire la creatività? Può essere

Secondo uno studio una moderata assunzione di alcol stimola i processi creativi

un drink
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Un drink per ‘aprire’ la mente. Per abbattere i confini razionali e abbassare il livello di autocontrollo. Una birra potrebbe essere la chiave per sbloccare la creatività, intesa in senso lato – dal problem solving alla produzione artistica, riporta uno studio. No, non si tratta di un incoraggiamento all’uso di alcolici, ma di una ricerca che ha analizzato scientificamente quello che empiricamente tutti, più o meno, sappiamo: un leggero stato alcolico ci rende più esuberanti dal punto di vista creativo. Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Consciousness and Cognition, ha monitorato gli effetti di un’intossicazione alcolica leggera (un drink, appunto) sulle capacità cognitive. Ecco cosa ha riscontrato.

Un drink contro il blocco creativo?

Non solo di rock star ‘maledette’: di scrittori che alzavano il gomito è piena la storia. Così come registi, attori, musicisti, pittori, scultori. L’arte e le sostanze che alterano le percezioni hanno un legame dall’origine dei tempi. Secondo lo studio, una moderata assunzione di alcol migliora le prestazioni legate alla creatività. Mentre peggiora quelle legate alla capacità esecutiva. In pratica, è più facile trovare modi creativi di risolvere problemi se si è bevuta una birra o un calice di vino. Ma è più complicato metterli in atto.

Bere nel momento di ispirazione ed essere sobri in quello esecutivo è la chiave? Forse. Per arrivare a queste conclusioni gli scienziati hanno somministrato dei test legati alla capacità di problem solving da un punto di vista della creatività, ovvero del trovare soluzioni diverse per raggiungere un obbiettivo. E altri legati alla messa in atto delle idee avute. A qualcuno dei partecipanti è stata data una dose di alcolico, ad altri un placebo. Sia gli uomini che le donne sottoposte al test hanno dimostrato che una moderata dose di alcolici (corrispondente ad una birra piccola o a due dita di vino) facilitava la capacità di problem solving. Rendeva più difficili i test esecutivi. Mentre non influiva in alcun modo sul ‘pensiero divergente’, ovvero la capacità di proporre più soluzioni per un problema.

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