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Coffice: il lavoro più produttivo è al bar

Basta all’ufficio, specialmente se open space: l’ambiente di lavoro ideale è il caffè

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Arredare gli uffici secondo i criteri dell’open space è stata una scelta che è servita per diverse decadi a far uscire i lavoratori dall’alienazione dell’isolamento dei divisori anni ’70-‘80. Lo spazio aperto, collettivo, ha avuto risvolti benefici sulla produttività, sul loro umore, sulla collaborazione, sui rapporti umani. Ma potrebbe un modello essere superato, in favore del coffice, ovvero l’ufficio in un luogo ibrido, come il bar. O almeno è questo quello che pensa la futurologa Nicola Millard, teoria che ha esposto al New Scientist Live, conferenza tenutasi a Londra. (Cos’è una futurologa? E’ un’esperta di innovazione e tecnologia, al servizio di provider e aziende per quanto riguarda soluzioni e comunicazione).

Lavorare al bar, anzi, nel coffice

Dove lavori?” “In un coffice non lontano da casa”. Sarà questo il dialogo-tipo tra lavoratori del futuro. Impiegati, liberi professionisti, creativi. Un po’ tutti coloro che non necessitano di altro che il computer per lavorare. L’impiego da remoto ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi anni, complice la crisi economica che ha imposto tagli (come i costi di manutenzione di una sede). Ma anche grazie ad un nuovo modello lavorativo e culturale fatto di flessibilità. Non si tratta solo di convenienza: secondo Millard, il modello dell’ufficio sta fallendo anche in termini di produttività.

Negli uffici di oggi, con spazi aperti e condivisi, non si lavora bene perché si è costantemente disturbati. Il ‘team building’ auspicato quando nacque questa forma di condivisione sta sfociando pian piano del ‘disturbo vicendevole’. Ogni lavoratore infastidisce l’altro, involontariamente. Secondo Millard, si viene interrotti in media ogni 3 minuti. C’è il collega che parla al telefono, quello che chiacchiera troppo. Quello che si alza per prendere un caffè, o che semplicemente fa cadere la penna. O magari quello che picchietta con le dita sulla scrivania.

E dunque, il lavoratore di domani metterà il lavoro nello zainetto e lo porterà nel suo coffice. Sceglierà un caffè per lavorare senza distrazioni. In molte città del mondo già esistono realtà simili, bar e locali che di giorno sono frequentati da persone armate di portatile che vengono a trascorrere le ore lavorative. E in cambio consumano.

Perché mai un coffice dovrebbe distrarre meno di un ufficio open space? Perché si tratta innanzitutto di piccoli gruppi di persone, non le decine di impiegati che un ufficio o uno studio di solito contiene. Non vi è un coro di telefoni che squillano, o di persone che parlano perché tutti sono impegnati in attività differenti. Non si conoscono, quindi non interagiscono. Lo spazio ibrido e informale inoltre permette di adattarsi mentalmente ben più che in un ambiente di lavoro pieno di disturbi.

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