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Dieta iposodica: ecco come abbassare la pressione

Una dieta a basso contenuto di sale, dopo appena quattro settimane, è in grado di ridurre la pressione arteriosa più dei farmaci: lo dice uno studio di Harvard

dieta iposodica
Courtesy of©Bojsha65/iStock

La pressione alta è un problema che interessa molti individui. Solo negli Stati Uniti circa il 32% degli adulti soffre di ipertensione, principale fattore di rischio per ictus, infarto etc. Al fine di garantirsi un buono stato di salute, è necessario seguire una dieta iposodica, ovvero povera di sodio (ma anche di grassi) e ricca di frutta e verdura.

Dieta iposodica: i benefici per la salute

Interessante, stando a quanto riporta il Daily Mail, lo studio condotto dai ricercatori dell’Università di Harvard. Il Dott. Lawrence Appel, l’autore della ricerca, ha dichiarato: “Ciò che stiamo osservando è che, intervenendo sullo stato di salute con un corretto piano alimentare, si nota una notevole riduzione della pressione arteriosa sistolica“.

La ricerca

I ricercatori hanno analizzato 412 persone affette da pressione alta quando ancora non stavano assumendo farmaci. Alcuni dei partecipanti allo studio sono stati nutriti con la dieta Dash (Dietary Approaches to Stop Hypertension), ovvero con frutta, verdura e latticini a basso contenuto di grassi. I restanti, invece, hanno seguito la tipica dieta americana. Il tutto assumendo diversi quantitativi di sale ovvero passando da mezzo cucchiaino a uno o due al giorno. I risultati parlano chiaro: i partecipanti con i più alti livelli di pressione arteriosa che hanno seguito la dieta iposodica, in sole quattro settimane, hanno ridotto l’ipertensione di 21 mmHg.

Alimentazione vs farmaci

Proprio così, la dieta Dash si è rivelata efficace. L’abbassamento della pressione arteriosa ha portato a risultati generalmente raggiungibili assumendo farmaci. Se non migliori. Bisogna ricordare infatti che, la maggior parte dei medicinali (ACE-inibitori, calcio-bloccanti e beta-bloccanti), riducono in media i valori di ipertensione tra 10 e 15 mm Hg. Il tutto però non senza conseguenze. Tra gli effetti collaterali figurano affaticamento, vertigini e mal di testa. I risultati sono stati pubblicati sul Journal of the American College of Cardiology.

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