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Soddisfatti del lavoro? In Italia più che nel resto d’Europa

Vedersi riconoscere il proprio lavoro non è così scontato. Gli europei meno gratificati degli italiani in tema di avanzamento di carriera

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Il grado di soddisfazione del proprio lavoro dipende da una serie di variabili. Innanzi tutto soggettive e legate alle proprie aspettative professionali. In secondo luogo derivate dal modello di gestione del personale utilizzato dall’azienda. Che in base alla maggiore o minore capacità di soddisfare le esigenze dei dipendenti determinerà il rapporto di fiduciario con il datore di lavoro. E come giudicano i lavoratori questa relazione? In Europa circa il 60% dei lavoratori si sente poco gratificato. Mentre in Italia, secondo una ricerca condotta da ADP Reaseach Institute, le cose sembrano andare decisamente meglio.

Ma cosa lega un lavoratore ad un’azienda? In base al rapporto “The Evolution Work 2.0” commissionato da ADP – leader nel settore delle risorse umane – la partita si gioca sulla carriera. Cioè sulla capacità del datore di lavoro di riconoscere il talento e di accontentare le sue aspettative di crescita. Ma almeno a giudicare dalle risposte fornite dal campione degli intervistati in tutta Europa, il rapporto di lavoro resta critico. Le scelte aziendali sono apprezzate in tema di reclutamento  – per il 41% degli intervistati – assunzione (44%) e formazione (46%). Ma quando si tratta di carriera le percentuali scendono. Solo il 35 % dei dipendenti europei giudica positiva la pianificazione dello sviluppo della carriera del proprio lavoro. E poco meglio – il  38% – ritiene che le aziende siano in grado di valutare correttamente le performance professionali. Insomma il datore di lavoro non avrebbe la capacità di impedire che i talenti possano scappare via.

Agli italiani piace il proprio lavoro?

A quanto pare le cose da noi vanno molto meglio. Nel nostro Paese si dichiara soddisfatto il 65% dei lavoratori, sopratutto nella fascia d’eta 25-34 anni. Dove si sale al 70%. Restano molto simili però le preoccupazioni sull’avanzamento di carriera. Per il 35 % è un problema difficile da superare a causa di alcuni ostacoli sistemici. L’età innanzi tutto. I dipendenti italiani si sentono molto meno supportati a mano a mano che invecchiano, soprattutto dopo i 45 anni. In secondo luogo il fenomeno del favoritismo, temuto dal 12,2% degli italiani. Infine la guerra dei sessi. Secondo il 7,2 % delle lavoratrici italiane la differenza di genere è un ostacolo alla crescita. Questione valutata come rilevante solo dallo 0,8 % degli uomini intervistati.

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