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Mangiare alla stessa ora per combattere la demenza

Consumare i pasti a orari regolari permetterebbe di rallentare la progressione della malattia di Huntington: lo rivela uno studio dell’University of California

mangiare alla stessa ora
Courtesy of©Tatomm/iStock

Chi ha una vita piuttosto caotica, spesso, si trova a saltare i pasti o ancora a sedersi a tavola a orari piuttosto insoliti. Stando a quanto riporta uno studio condotto dall’University of California di Los Angeles (UCLA) e pubblicato sulla rivista eNeuro, si tratterebbe di un’abitudine sbagliata. Come si legge sul Daily Mail, infatti, secondo i ricercatori, al fine di combattere malattie neurodegenerative come quella di Huntington, sarebbe bene imparare a mangiare alla stessa ora, ogni giorno. Non solo, questo rimedio potrebbe essere di aiuto anche ai disturbi del sonno e del cuore.

Mangiare alla stessa ora per stare in salute

Non si scherza con questa forma di demenza. Parliamo di una malattia genetica neurodegenerativa che danneggia alcune cellule nervose nel cervello. Se nel Regno Unito colpisce circa 6.700 persone, sono 30.000 i casi registrati negli Stati Uniti. Non esiste una cura. Tuttavia, secondo i ricercatori, fare dei pasti regolari permetterebbe di migliorare la qualità della vita dei pazienti malati.

La ricerca

Rivedere le proprie abitudini alimentari permetterebbe di migliorare l’espressione genica nella regione del cervello associata al controllo del corpo. Ma anche alla malattia di Huntington. Non solo, a trarne beneficio sarebbe anche il cuore. Al fine di dimostrare la tesi, i ricercatori si sono serviti di cavie da laboratorio geneticamente predisposte a sviluppare la suddetta forma di demenza. A un gruppo hanno limitato la disponibilità di cibo riducendolo a una determinata fascia oraria. All’altro, invece, è stato lasciato libero accesso agli alimenti.

La quantità di cibo fornita era la stessa per entrambi i gruppi. Cosa è emerso? “I risultati hanno rivelato che i topi a cui venivano somministrati pasti regolari mostravano una migliore espressione genetica proprio in quell’area del cervello implicato nello sviluppo della malattia. Non solo. Anche una migliore salute cardiovascolare” – ha rivelato Christopher Colwell, autore dello studio.

Questi dati suggeriscono che programmare i pasti potrebbe portare allo sviluppo di nuove soluzioni terapeutiche per trattare i disturbi neurodegenerativi” – ha concluso Colwell.

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