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Michela Moioli, sul podio oltre i pregiudizi

Un grande ‘Yes we can’ dalla Corea all’Italia

Michela Moioli
Michela Moioli/YouTube

Michela Moioli fa la storia alle Olimpiadi invernali di PyeongChang 2018 e conquista un podio d’oro in un momento in cui le donne vincono e stravincono in campi mai nemmeno ipotizzati prima.

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Solo nel 2017 un film come La battaglia dei sessi, incentrato sul mondo del tennis, raccontava delle discriminazione sulla terra rossa della sportiva Billie Jean King, che voleva dimostrare al mondo di poter giocare alla pari degli uomini. Nel 2018 invece è una donna a trionfare nello snowboard cross, conquistando un oro ben prima di un uomo.

Michela Moioli ha 22 anni, è nata a Bergamo e nel 2014 un brutto incidente a Sochi l’aveva allontanata dalla possibilità di una vittoria olimpica. Nel 2018 invece non c’è stata partita. Con la sua tavola ha battuto tutte le concorrenti in finale. Ricordando così, per velocità, determinazione, carattere, gli anni ruggenti della ‘valanga azzurra’ di Alberto Tomba.

Michela Moioli: il podio oltre le polemiche

Tra l’altro la sua vittoria arriva in un momento in cui diverse polemiche sessiste sul mondo dello sport sono state zittite con forza da diverse comunità. Non c’è più posto per il sessismo nello sport e tantomeno non c’è posto nel discorso pubblico. Così quando il campione Bode Miller che nel 2014 vinse il bronzo come uno dei più vecchi campioni della Storia, si lascia andare a dichiarazioni discriminanti: ‘il matrimonio fa male alle sciatrici’ è costretto a scusarsi pubblicamente dopo le proteste.

Il futuro delle azzurre e non solo

Quindi è ancora più importante che ora, silenziati i pregiudizi, parli solo lo sport e il talento sportivo. Per gli azzurri al femminile è davvero un momento di luce fortissima. Non solo la vittoria di Moioli ma anche di il trionfo di Arianna Fontana. La campionessa che ha vinto nella short track e la Moioli segnano una velocità di competizione al femminile davvero impressionante. E che lascia indietro ogni polemica, ogni tentativo di dire che le donne non possono farcela. Invece da PyeongChang arriva un coro forte e chiaro: ‘yes we can’.

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