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Smart working, a che punto siamo in Italia?

Quanto sono flessibili le aziende nostrane?

Smart working
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Smart working, welfare aziendale non sono solo termini che hanno un senso solo in terra straniera. Anche l’Italia infatti si sta aggiornando. Per questo il Paese prova a sperimentare delle forme di flessibilità che migliorino la produttività e il tempo speso in azienda. Un rapporto recente fotografa infatti il tentativo delle aziende italiane di aggiornarsi sul tema.

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Smart working; a che punto siamo in Italia?

Doxa ha presentato i risultati dell’indagine su Smart Working, Welfare Aziendale e Change Management, nell’ambito dell’evento Smart & Well organizzato in collaborazione con la società di formazione Trivioquadrivio e lo studio legale Littler, tenutosi al Palazzo delle Stelline di Milano.

Secondo l’indagine il famigerato work-life balance (letteralmente equilibrio vita-lavoro) sembra stare a cuore, e parecchio, alle aziende italiane. Parola di Doxa, che nell’indagine Smart & Well realizzata con l’obiettivo di «fotografare» lo stato dell’arte in Italia su Smart Working,
Welfare Aziendale e Change Management, ha rilevato che 9 aziende su 10 prevedono iniziative a favore del benessere dei propri dipendenti.

A dirlo non sono le aziende, ma i dipendenti stessi. Per l’esattezza i cosiddetti «colletti bianchi», ossia impiegati, quadri
e dirigenti, che citano, in ordine sparso strutture e facilities presenti in azienda. Sono per esempio bar, cucina/mensa, aree relax/svago, asilo nido, biblioteca/sala lettura e persino palestra. Oppure iniziative extra lavorative ad hoc (eventi culturali/seminari, gite/viaggi aziendali, corsi di ginnastica/yoga e per il tempo libero; assistenza ai familiari (baby-sitting, assistenza disabili e anziani) e, infine, servizi per i figli.

«È evidente che qualcosa sta cambiando» interviene Massimo Sumberesi, BU Director Doxa e responsabile della ricerca Smart & Well. «Per un numero crescente di aziende il well-being dei propri dipendenti è diventato una priorità, non solo perché è cosa buona e giusta, ma perché ne derivano
ricadute tangibili per lo sviluppo del business».

Addio alla postazione fissa?

La flessibilità intesa come possibilità ed opportunità di lavorare per obiettivi (indipendentemente dagli orari), anche da casa e magari di rinunciare alla postazione fissa optando di volta in volta per la prima scrivania libera che si trova in ufficio, desta sì entusiasmi ma anche qualche preoccupazione. C’è ancora chi teme che possa creare disparità o inefficienze (con assunti tipo «chi produce poco, a casa farebbe ancora meno»). E, per quel che concerne il lavoro da remoto, per quanto concreti e facili da prefigurare risultino i vantaggi, non si possono trascurare le paure segnalate da alcuni. Con timori quali «non riuscirei mai a staccare completamente dal lavoro»; «potrei perdere delle opportunità»; «farei fatica a lavorare in presenza dei miei familiari» e così via.

Insomma, se etica e maggiore produttività si incontrano, il matrimonio potrà solo che essere felice.

 

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