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Per le vedove rischio maggiore di attacco cardiaco

Secondo un recente studio queste donne corrono il 40% di rischio in più di morte nei primi sei mesi dopo aver perso il coniuge

vedove e attacco cardiaco
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La vedovanza può aumentare anche il rischio di attacco cardiaco. Secondo un recente studio queste donne corrono il 40% di rischio in più di morte nei primi sei mesi dopo aver perso il coniuge. Quanto sottolineato dalla Rice University in Texas, quindi, è la conferma di quanto il dolore influisca sulla nostra salute. E su quanto questo possa comportare anche l’eventuale morte. Una ricerca che è valida per le vedove. Ma anche per i vedovi.

Dopotutto di questi casi, di coniugi che muoiono a brevissima distanza l’uno dall’altro, l’attualità ce ne racconta continuamente. Secondo i ricercatori, però, ci può essere una spiegazione biologica. Si tratta del primo studio che collega il lutto a livelli più alti di citochine e alla variazione della frequenza cardiaca inferiore.

“Nei primi sei mesi dopo la perdita di un coniuge, le vedove (ma anche i vedovi) hanno aumentato il rischio di mortalità del 41 per cento”. Lo ha detto Chris Fagundes della Rice’s School of Social Sciences, autore principale dello studio. “È importante sottolineare che il 53% di questo aumento del rischio è dovuto a malattie cardiovascolari”.

Le vedove corrono il 40% di rischio in più di morte nei primi sei mesi dopo aver perso il coniuge

I ricercatori della Rice University in Texas hanno analizzato la salute di 32 persone. Tutte avevano perso un coniuge entro una media di 89 giorni dall’inizio dello studio. I ricercatori hanno anche analizzato 33 persone sane della stessa età. Entrambi i gruppi hanno eseguito delle analisi. Il 78% dei volontari erano donne, gli altri uomini.

Il team ha esaminato specificamente i livelli di citochine pro-infiammatorie. Queste molecole fungono da biomarker di infiammazione e vengono rilasciate nel flusso sanguigno in risposta all’infezione e ad altri segni di infiammazione. Il team ha anche misurato la variabilità della frequenza cardiaca dei volontari. Per verificare eventuali anomalie cardiovascolari.

Passiamo ai dati. I livelli di citochine pro-infiammatorie nel gruppo dei vedovi erano tra il 5 e il 7% più alti rispetto agli altri. Differenze tangibili anche in fatto di variazione del ritmo cardiaco. E, soprattutto, i livelli di sintomi depressivi erano più alti del 20%. E no, non si tratta di cifre basse.

L’associazione tra un lutto e la salute del cuore è importante. Ma non sorprende. Ad esempio, anche la sindrome del cuore spezzato, ufficialmente nota come cardiomiopatia takotsubo, è una malattia associata a grave stress emotivo. Compresa la perdita improvvisa di una persona cara. In questo caso il ventricolo sinistro si indebolisce, sino a non riuscire più a pompare il sangue con la stessa efficacia. Gli scienziati ritengono che questo indebolimento sia causato da un improvviso aumento di ormoni. Ma la causa esatta rimane poco chiara. Rimaniamo, quindi, in attesa di sviluppi.

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