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Le donne sottopagate si fanno più selfie sexy?

Un controverso studio sostiene che le donne pubblichino selfie ammiccanti per compensare l’ineguaglianza economica

selfie sexy
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Il tema dell’oggettificazione e della iper-sessualizzazione del corpo femminile è giunto in questi anni ad una strana dicotomia. Da un lato la grande presa di coscienza sul tema delle molestie. Sulla cultura del ‘casting couch’, ovvero l’offerta di lavoro in cambio di prestazioni sessuali. Ma anche su body shaming, sull’ossessione della perfezione. Sul sessismo introiettato. Una grande discussione, come non se ne facevano da anni (perlomeno non a livello mainstream) sui temi che riguardano le donne, il loro corpo e la cultura patriarcale. E’ attualmente in corso, ed evolve. Ma collide con il tema che stiamo per proporvi: il selfie sexy.

Contemporaneamente all’importante discussione, ci sono i social media. E il loro diffuso utilizzo come veicolo di immagini sessualizzate. Utilizzo largamente femminile. Selfie sexy come se piovesse tra gli account delle star, imitati con ampia eco da ragazze e donne di ogni fascia di età ed estrazione sociale. Se non sexy, comunque ammiccanti, in ogni caso con l’obbiettivo di apparire desiderabili.

Selfie sexy per compensare il gender gap

La diffusione dei social media ha portato in qualche modo ad un bombardamento di immagini in cui le donne si ‘oggettificano’ da sole. Secondo uno studio condotto dall’Università del South Wales di Sydney questo immaginario ha molto da dire sulla società in cui viviamo. Non solo nella comune accezione di sessismo (le donne devono essere sexy per gli uomini), ma anche dal punto di vista economico. La psicologa Khandis Blake, che ha condotto lo studio, ha analizzato con il suo team centinaia di migliaia di selfie fatti in 113 diversi Paesi, prendendo a campione 68,562 ‘selfie sexy’. E’ emerso che il fenomeno è molto più diffuso nei Paesi ricchi, dove c’è un buon grado di istruzione, e dove l’empowerment femminile è maggiore. Insomma, nelle società dove ci si aspetterebbe maggiore consapevolezza, dove si sono fatte battaglie femministe, studi di genere, l’oggettificazione sessuale della donna rimane più diffusa.

La ricerca ha approfondito i dati incrociandoli con diversi fattori, inclusi quelli economici. Ed ha scoperto che i Paesi da cui provengono più selfie sexy sono anche quelli dove il gap salariale è più alto, e si sta addirittura allargando. Si tratta ad esempio di USA, Gran Bretagna, Singapore. Paesi dove le donne lavorano e sono emancipate. Ma dove il confronto con gli stipendi dei loro colleghi è sempre più impietoso. Il numero di immagini ammiccanti scende in paesi come Brasile, Messico, Colombia, dove le donne lavorano e sono indipendenti, e il gap salariale inferiore. Dove l’ineguaglianza economica è minima, come in Norvegia, Svezia, Islanda, i selfie sexy sono molto pochi.

La controversia

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La conclusione che è stata tratta dallo studio è tuttavia controversa, e sta facendo nascere un interessante dibattito. Secondo gli autori della ricerca, lo scatto audace è una strategia per competere nel mondo economico. Non un indice di oppressione o insubordinazione alla cultura maschile. La sessualità paga, o perlomeno è uno strumento da utilizzare per ridurre il gap economico. Più ti esponi più guadagni. Non si tratterebbe di oppressione di genere, o di insubordinazione all’uomo. Ma di un’arma, una tattica per competere, afferma – esplicitamente – lo studio. Come nel più classico degli stereotipi. Semplificando, le donne userebbero il sesso per il loro (presunto) guadagno.

Conclusione che solleva una serie di obiezioni. Per esempio, come è possibile non includere la disparità salariale nel grande calderone della discriminazione? L’oppressione di genere passa anche per le ineguaglianze sul fronte lavorativo. E ancora, su cosa si basa la definizione di un Paese ‘woman-friendly’? I livelli di ‘oppressione’ della donna sono molti, e non passano solo per drammi come l’infibulazione o il divieto di votare. Inoltre, se le donne utilizzano la sessualità per tentare la carriera, non sono comunque intrappolate in una spirale di sessismo dettata dal dominio maschile della società? Infine, occorre considerare il contesto culturale dei paesi in questione. Forse in Norvegia fanno meno selfie sexy perché il loro immaginario è meno contaminato dall’iper-sessualizzazione. E in altri paesi semplicemente i selfie sexy le donne non sono libere di farseli.

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