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A Milano con Storie di moda, Campari e lo stile

Alla Galleria Campari le creazioni di Ferré e Capucci vengono poste in dialogo con le opere di Depero e Dudovich in una mostra sullo stile

Campari
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Fino al prossimo 9 marzo negli spazi della Galleria Campari va in scena la mostra: Storie di Moda. Campari e lo stile. Si tratta di un progetto espositivo dedicato a l’esplorazione della relazione tra il celebre marchio e il mondo della moda, intesa come espressione di arte e costume. La mostra vuole mettere in evidenza la capacità del brand di raccontare la propria contemporaneità attraverso l’immagine. Un’immagine che è da sempre il principale mezzo di comunicazione dell’azienda. Una scelta che, attraverso le grafiche, la cartellonistica, gli spot, il rapporto con il mondo dell’arte e del cinema, ha fatto del marchio un unicum. Davide Campari fu infatti, uno dei primi industriali italiani a comprendere le potenzialità della pubblicità.

Franz Marangolo, Bitter Campari, anni 60

La Galleria Campari

Nata nel 2010 in occasione dei 150 anni di vita dell’azienda, la Galleria è un museo aziendale dedicato al rapporto tra il marchio Campari e la sua comunicazione. Il progetto nasce nell’ambito della riscrittura architettonica e funzionale dello storico stabilimento di Sesto San Giovanni. Tra il 2007 e il 2009 il complesso è stato interamente trasformato, con un progetto dell’architetto Mario Botta. La Galleria raccoglie oltre 3.000 opere su carta. Soprattutto affiche originali della Belle Époque. Ma anche manifesti e grafiche pubblicitarie dagli anni ‘30 agli anni ‘90, firmate da importanti artisti. É il caso di Marcello Dudovich e Leonetto Cappiello. Ma anche di Fortunato Depero, Franz Marangolo, Guido Crepax e Ugo Nespolo.

Fortunato Depero, Presi il Bitter Campari fra le nuvole, 1928

Il percorso espositivo

Curata da Renata Molho la mostra è divisa in quattro sezioni tematiche. In ogni sezione i concetti di “stile” e “stili”sono declinati attraverso bozzetti pubblicitari, fotografie, grafiche, abiti, riviste e accessori. Il percorso espositivo mette, quindi in dialogo opere provenienti dall’archivio di Galleria Campari con prestiti da case di moda, musei e fondazioni. Nell’esposizione opere originali pensate e realizzate per Campari da Fortunato Depero, Bruno Munari, Marcello Dudovich, Franz Marangolo vengono accostate e integrate alle creazioni e ai bozzetti dalla Fondazione Gianfranco Ferré e agli abiti scultura dalla Fondazione Roberto Capucci. L’allestimento presenta manifesti della Belle Époque, bozzetti e abiti di Giorgio Armani. E poi ancora lavori pubblicitari Campari in pieno stile Sixties, un abito e accessori della linea “Balmoda” di Laura Biagiotti, omaggio al maestro futurista Giacomo Balla. In mostra anche la moda di Raffaella Curiel, che nel 1986 è stata ispirata ai disegni di Fortunato Depero per Campari. La parte finale della mostra è dedicata a capi vintage di grandi stilisti in prestito da A.N.G.E.L.O. Vintage Archive.

Roberto Capucci, Abito Fluorite, 1995

Campari e il cinema

La rassegna affronta inoltre il rapporto tra l’azienda e il mondo del cinema. È il caso dei bozzetti pubblicitari che Franz Marangolo realizza per Campari negli anni Sessanta. Si tratta di veri e propri omaggi ispirati alle figure di Brigitte Bardot e Audrey Hepburn raffigurate in pieno stile dell’epoca. In mostra anchele eleganti fotografie di Giovanni Gastel, in cui si palesano le vicinanze tra cinema e moda. Non mancano le copertine di riviste fashion. è il caso di quelle di Vogue e Vanity Fair rivisitate in chiave pop da Ana Strumpf. Fra le divine testimonial anche Audrey Hepburn e Tilda Swinton.

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