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Bizarre, una mostra sulle sete europee del Settecento

Bizarre
www.fondazioneratti.org

S’intitola Bizarre. Novità e stravaganze nelle sete europee del XVIII la mostra che fino al 31 marzo rimarrà aperta a Villa Sucota di Como. Curata da Maddalena Terragni e Gregorio Magnani, l’iniziativa presenta un dialogo inedito. Si tratta di una selezione di tessuti “bizarres”, provenienti dalle collezioni FAR e TGL che viene messa a confronto con l’opera di Stefano Arienti. L’esposizione racconta, inoltre, la storia del tessuto occidentale. In particolare quando tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo, i tessitori europei inventarono motivi decorativi inusuali. I tessitori mecolavano, infatti, questi motivi attingendo a tutti i riferimenti culturali che provenivano dall’Oriente, senza preoccuparsi di produrre rappresentazioni fedeli al reale.

Ridisegnare le forme

Seguendo la propria sensibilità e interpretando le forme, per la prima volta gli artigiani attingevano al repertorio delle disegnature. Prendevano così origine sete policrome con disegni astratti che si mescolavano a motivi geometrici. È il caso di grandi infiorescenze fantastiche che si confondevano tra raffigurazioni di architetture barocche ed edifici orientaleggianti. La realizzazione di disegni tanto impegnativi, era resa possibile dall’altissima competenza tecnica dell’epoca. L’Artigiano era infatti in grado di tradurre le novità e le stravaganze dei decori di difficile lettura. Nascevano, infatti, tessuti di seta policromi che si distinguevano per il grande dispiego di filati d’oro e d’argento. Ma anche per la ricchezza iconografica e delle armature damascate e broccate.

Bizarre: la mostra

L’iniziativa vuole mettere in evidenza il libero approccio nel ridisegnare le forme. Sia nel caso dei tessuti definiti “bizarres” sia nella concezione di un opera d’arte contemporanea. Questo tipo di approccio viene reiterato e sottolineato in mostra grazie all’intervento site-specific di Stefano Arienti. Ricordiamo che I “bizarres” fanno parte di uno dei nuclei più significativi della collezione tessile della Fondazione Antonio Ratti. Si tratta di circa 800 reperti, per lo più produzioni lionesi e veneziane, che nel loro insieme testimoniano tutte le trasformazioni tecniche, sociali e di gusto che segnarono l’ambito tessile europeo di quel periodo.

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