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Organizzare un matrimonio è come avere un secondo lavoro

2 sposi su 5 lo considerano impegnativo quanto avere un secondo impiego

Organizzare un matrimonio
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Organizzare un matrimonio è come avere un secondo lavoro. Dal punto di vista dell’impegno, della valutazione di tutti gli aspetti e del tempo dedicato a organizzarlo possiamo equipararlo a un impiego. Che sia un bene o un male è ancora tutto da capire. Ma intanto The Independent si pone per primo il problema. 

Il giornale online ha dedicato un articolo all’argomento. Organizzare un matrimonio è più impegnativo rispetto al passato. A testimoniarlo uno studio sul tema.

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Organizzare un matrimonio impegnativo quanto un secondo lavoro: la ricerca

Una ricerca su 2000 inglesi sposati ha rilevato come due su cinque credano che organizzare il matrimonio sia più difficile di 20 anni fa.

Il 39% di loro pensa che sia come avere un secondo lavoro.

Dal punto di vista delle ore impiegate è stato calcolato che nove ore di media sono state impiegate nella scelta degli invitati.

Sei ore alla scelta dei fiori. Undici ore alla ricerca del vestito. Otto ore per parlare con il catering e nove per trovare la meta della luna di miele.

Tra gli aspetti che preoccupano di più c’è sicuramente la ricerca del luogo adatto. Poi segue la compilazione della lista degli invitati. Meno stressanti invece gli aspetti relativi alla decorazione, ai capelli e al make-up.

La wedding planner Yvonne Bakouris dell’agenzia Virgin Holidays ha così commentato le novità rispetto all’organizzazione tradizionale del matrimonio.

In particolare si è espressa sulla consultazione via social di aspetti relativi al matrimonio.

“Lo considero un aspetto sia positivo che negativo. Una benedizione ma anche una maledizione. Le persone vanno sui social e sui siti cercando idee e osservando eventi diversi alcuni dei quali anche molto impegnativi e complessi dal punto di vista dell’organizzazione”. Questo ovviamente può essere positivo dal punto di vista della creatività ma allo stesso tempo illusorio poiché molto di quello che si trova in rete è per forza manipolato o diverso dalla realtà.

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