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Chiedere scusa troppo spesso minaccia l’autostima

E’ ora di rivedere il proprio vocabolario al fine di sentirsi e risultare più sicuri: i suggerimenti della sociologa Maja Jovanovic

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Courtesy of©Bigandt_Photography/iStock

Quante volte nell’arco della giornata siete soliti scusarvi con qualcuno per una vostra azione che ritenete sbagliata? Tante, a volte troppe. Stando a quanto riporta il Business Insider, infatti, la parola ‘scusa’ si usa con un’alta frequenza. Sono soprattutto gli inglesi e gli americani a pronunciarla: si va infatti dalle 8 alle 20 volte al giorno. In primis sono le donne a ripeterla più spesso. Giusto o sbagliato? Ad affrontare l’argomento, in occasione del TEDx TrinityBellwoods di Toronto, è stata Maja Jovanovic, professoressa di sociologia presso la McMaster University. A suo avviso è sicuramente un modo cordiale per farsi perdonare quando si commette realmente qualcosa che ha danneggiato o disturbato un’altra persona. Attenzione però a non esagerare: il rischio è quello di sminuirsi e di apparire agli occhi degli altri più fragili di quello che si è realmente. La maggior parte di noi, infatti, non si rende conto che scusarsi troppo spesso potrebbe danneggiare la propria autostima.

Scusarsi troppo spesso è sbagliato

L’esperta ha evidenziato che le donne, ad esempio, si scusano quando prendono il microfono a una conferenza. Così come quando parlano durante una riunione. Come porre fine a quest’abitudine?

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Come rivoluzionare il proprio vocabolario

Jovanovic ha fornito alcuni suggerimenti in merito: a suo avviso dovremmo iniziare a rivedere il nostro vocabolario. Ad esempio si può usare la parola “grazie” al posto di “scusa” nei momenti in cui le scuse non sono necessarie. Così facendo è possibile sentirsi e sembrare più sicuri di ciò che si sta dicendo. Un esempio? Invece di dire “Scusa per lo sfogo” si potrebbe dire semplicemente “Grazie per l’ascolto”. Spesso, inoltre, ci scusiamo per aver risposto a un messaggio o a una e-mail in ritardo. Sbagliato. “Non devi scusarti. Basta dire ‘stavo lavorando’, ‘stavo leggendo’ o ancora stavo guidando’” – ha suggerito la sociologa.

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