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Fur free, la pelliccia (vera) non è più trendy

Si allunga la lista delle aziende che scelgono di eliminare la pelliccia animale dalle proprie collezioni

fur free
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Anacronistica. Non necessaria, specialmente alle nostre latitudini. Un vezzo estetico che, in nome dell’evoluzione etica, può essere definitivamente accantonato. Parliamo della pelliccia, che negli ultimi tempi ha sempre meno spazio nel mondo della moda. Le aziende fur free oramai sono centinaia. Propongono capi cruelty free, versioni faux assolutamente cool e funzionali, e investono in pratiche più sostenibili, giorno dopo giorno. Dopo l’annuncio di Prada, la lista delle aziende che scelgono un percorso fur free si allunga e si arricchisce di un nome prestigioso. Ma la maison è in buona compagnia.

California, al bando le pellicce

La California è diventata ufficialmente il primo stato al mondo completamente fur free. Recentemente è stata approvata una legge che vieta di produrre, vende e acquistare capi in pelliccia. C’è tempo fino al 2023 per adeguarsi alla norma che, se trasgredita, imporrà salate sanzioni. Non sorprende che la svolta provenga da uno luogo dove il tema del benessere animale è molto sentito. In precedenza sono stati vietati i metodi di cattura più cruenti (tagliole e trappole) e la caccia al trofeo. Inoltre la California ha bandito i circhi con animali.

Ma se al momento nessun altro stato ha fatto dell’abbigliamento fur free un obbligo, è comunque sempre più lunga la lista delle case di moda che hanno ufficializzato la scelta di non utilizzare più pellicce di animale.  A volte eliminando del tutto l’estetica ‘pelosa’. Spesso optando per versioni faux.

E’ importante notare che faux-fur non è più solo sinonimo di scarsa qualità. Oggi le pellicce sintetiche sono belle, morbide, e possono anche essere ecologiche. Lo ha dimostrato Stella McCartney, da sempre in prima linea nella battaglia per una moda ecologica e animalista, con la sua Kobe. Un’innovativa pelliccia composta da poliestere riciclato e fibre vegetali.

Faux fur

La moda è fur free

Il tema delle pellicce è ‘caldo’ da decenni nel mondo della moda. Erano gli anni ’90 quando PETA lanciò la prima provocatoria campagna ‘Meglio nude che in pelliccia’. Prima ancora, una Brigitte Bardot sempre attiva sul tema animalista invocava la fine della produzione di capi frutto di crudeltà. Il percorso della moda senza pelliccia è stato forse lento, ma costante. Oggi sono migliaia (1020 per la precisione, e non solo di moda) le aziende che aderiscono al progetto Fur Free Retailer, iniziativa mondiale che permette ai consumatori non solo di conoscere le case di moda che hanno fatto questo passo etico, ma anche capire esattamente quali sono le loro policy.

Tra le aziende più importanti che hanno scelto un futuro fur free c’è Prada, che a partire dalle collezioni Donna Primavera Estate 2020, non utilizzerà più pellicce animali. “La ricerca e lo sviluppo di materiali alternativi consentirà all’azienda di esplorare nuove frontiere della creatività e di rispondere, allo stesso tempo, alla domanda di prodotti più responsabili ha dichiarato Miuccia Prada. In casa Gucci già dal 2018 si è abbandonata la pelliccia: “I tempi sono cambiati e la pelliccia è un materiale che non riflette più i nostri valori”. Abolita anche da Versace a partire dalle collezioni di quest’anno, nel quadro di un ampio progetto del brand di sviluppare un approccio sempre più ecosostenibile. “Non voglio uccidere animali per fare modaafferma Donatella Versace.

L’elenco è lungo, e continua con Mulberry, Lacoste, Burberry, Michael Kors, Armani. Ma anche i marchi low cost, come Mango, Pull&Bear, H&M e Zara si inseriscono nel filone. Così come i brand di activewear (The Northface, Napapjri) e quelli di calzature (Jimmy Choo, Timberland, Vans). Qui la lista completa.

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