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London Architecture Biennale

La manifestazione, che si è appena conclusa, è riuscita a superare il successo già sorprendente della prima edizione nel 2004, dispiegando un fitto programma di eventi, ospiti celebri e nuove location.

LONDON ARCHITECTURE BIENNALE

E’ forse il fenomeno più eclatante della produzione artistica contemporanea: le Biennali si riproducono e propagano in ogni angolo del pianeta, come a richiamarsi e rincorrersi in un linguaggio comune da Bamako (Mali) a Sharjah (Emirati), da Taipei (Taiwan) a L’Avana (Cuba).

E Londra non può certo mancare, con una giovane Biennale dell’Architettura, che si presenta come “vibrante alternativa internazionale” alla più stabilizzata compagna veneziana.

La manifestazione, che si è appena conclusa, è riuscita a superare il successo già sorprendente della prima edizione nel 2004, dispiegando un fitto programma di eventi, ospiti celebri e nuove location. Renzo Piano e Richard Rogers inaugurano attraversando il Millennium Bridge alla guida di un gregge di pecore. Il ponte, che collega simbolicamente la Cattedrale di St. Paul e la Tate Modern è la ideale location per l’esibizione curata dal Direttore, Peter Akroyd, per collegare la “zona nobile” della città, nelle installazioni sul west side, con il suo lato più dark che ispira invece le opere esposte sull’east side.

Un chiaro paradigma dell’obiettivo di questa rassegna: ripercorrere estremi e contraddizioni, nuove emergenze e aree in disuso, in una città che ha sempre fatto del cambiamento vorace il suo modello di sviluppo. Brutta, innegabilmente, secondo le parole di Akroyd.
Eppure emerge la possibilità di rintracciare una continuità proprio nella sua crescita organica, nel dinamismo vitale che ne permette la sopravvivenza, che la rende come poche città al mondo pronta ad accogliere la diversità.
Se la forza propulsiva del mercato, più che le politiche assitenziali, ne hanno sempre condizionato la crescita, osservando più attentamente Londra racconta l’esigenza di trovare nuove forme di vita nel mondo contemporaneo, meccanizzato, industriale, comunque il mondo in cui viviamo.

E visto che il potere ed il denaro sono destinati a segnarla sempre di più, quale miglior tema per la Biennale che non “Change”, il cambiamento, individuando un percorso che si snoda lungo 5 km nelle aree più toccate dai prossimi progetti urbanistici, soprattutto in King’s Cross e Bankside, che culmineranno nel 2010 con il completamento di un blocco di grattacieli destinato a cambiare drasticamente lo skyline della città.
Politici, opinionisti, talenti creativi –locali- sono invitati a confrontarsi su real issues oggi in agenda, ad innescare un generale brainstorming cittadino.

Così mentre le biennali proliferano e si propagano ad ogni angolo del pianeta, emerge la tendenza a spostare l’asse di queste vetrine internazionali ad occasioni preziose per sperimentare riformulazioni locali, nuove accattivanti identità. In questo caso, è l’occasione di incrementare la comprensione di Londra e delle forze reali che le danno forma, dando certo vita da una parte ad interessanti progetti.

L’incontro con Norman Foster per lanciare il BIG DEBATE, ad esempio, vuole ridiscutere il progetto più scottante, il nuovo skyline, con le persone che dovranno viverlo, e richiamare le politiche al necessario confronto con i cittadini; il “Big London Brainstorm” (sottotitolo:“i problemi di Londra risolti da te”) è una esibizione di invenzioni da londinesi per Londra, per renderla più bella.

D’altra parte, il rischio è di perdere il senso del confronto internazionale, come stimolo all’apertura ed alla rimessa in discussione, se magari diventa funzionale alla nuova immagine locale che si vuole sostenere.
Non possiamo non essere colpiti da uno degli eventi principali previsti nel week end: la “Passeggiata”, tour gastronomico presentato come uno dei più raffinati rituali urbani diffusi in Italia dove intere famiglie si riversano sulle strade, dopo la messa della domenica mattina, per discutere di filosofia e piaceri della vita. Tra cui il cibo ovviamente, così tra una visita guidata e l’altra abbiamo le proposte di alta gastronomia italiana: pane  e porchetta per il pasto principale!

Più chiaro il senso del Social Cinema, una serie di cinema estemporanei all’aperto, ognuno per una notte lungo il percorso espositivo della biennale, a coinvolgere differenti pubblici in una nuova esperienza di cinema, dove gli edifici diventano schermi, le case cabine di proiezione e nuovi auditorium. Così una serie di interventi pensati per famiglie o ragazzi, o il collegamento con la settimana della bici in città e la settimana a favore della sostenibilità.
La Biennale di Architettura di Londra è prima di tutto uno spiraglio su Londra vissuta dai Londinesi, criticata, immaginata, pianificata con nuovi strumenti creativi.