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Architettura e benessere: gli asili

L’ambiente in cui si passa la maggior parte del tempo influisce sulle persone. E i bambini diventano l’obbiettivo di architetti famosi

Asilo periferia Tokio
©Tezuka Architects

L’architettura influenza tutti noi. Anche i bambini. E come vale per gli ospedali o gli appartamenti privati, la struttura deve essere in grado di infondere serenità e sicurezza.

Quando si pensa ad un asilo, la mente corre all’immagine di una villetta circondata dal verde; all’interno spazi ordinati e colorati. Ma non è sempre così; spesso un buon insegnamento può prescindere da un un’aula allegra o la scuola prescelta è semplicemente quella più comoda perché vicina al posto di lavoro.

In Giappone i due architetti (e coniugi) Takaharu e Yui Tezuka hanno progettato un asilo alla periferia di Tokyo seguendo la filosofia dell’ambiente che influenza i più piccoli. La loro è considerata la più bella scuola d’infanzia nipponica: il Fuji Kindergarten. Uno spazio a forma di grande ellissi in grado di ospitare 500 alunni e di inglobare tre alberi centenari di zelkova già presenti sul terreno, prevede una grande aula divisa in varie sezioni mediante l’uso di mobili. Il tetto funge da campo giochi. La principale attrazione è il grande scivolo che proprio dal tetto parte per poi finire nel cortile sottostante.

Nessuna divisione per evitare che i bambini si sentano rinchiusi o appartenenti a spazi diversi. Una scelta voluta per evitare possibili episodi di bullismo, in genere manifestati in luoghi in cui è possibile nascondersi e fuggire dagli sguardi degli insegnanti. Inoltre le grandi vetrate scorrevoli danno la sensazione di assenza di barriere tra interno ed esterno e invogliano a sprigionare energia caratteristica dell’infanzia.

Sono molti gli architetti famosi sensibili ai temi educativi. In Italia il concetto di “spazio, natura e luce” è di sicuro rappresentato dal nido-scuola bilingue Clorofilla di Milano, un progetto architettonico in grado di ospitare 150 bambini, ideato da CLS architetti in collaborazione con le fondatrici Cinzia d’Alessandro e Giovanna Gulli. Anche qui è presente un grande open space, ma con il verde al suo interno. Giardino pensile adibito a orti, serra con atelier degli odori, cucina a vista con locale gastronomico del gusto. Una piscina per piccini e mamme in attesa. Un grande albero centrale da cui è possibile raccogliere i frutti e attività didattiche mirate alla conoscenza dell’ambiente come fonte di inesauribile sapere. L’intero progetto architettonico che gli ha dato vita sostiene il progetto pedagogico condiviso con Reggio Children, famosa in tutto il mondo per gli avanzati programmi per l’infanzia. Sette aule di 45 mq ciascuna, dedicate alle sette sezioni, con materiali e dettagli a seconda delle età. Ciascuna è dotata di un bagno e di soppalco per la nanna. Lo studio milanese ha anche disegnato gli arredi: sedioline verdi, poltroncine multiuso e tavolini.

I bambini possono coltivare e raccogliere frutta e verdura sul tetto e assistere, partecipando, alla preparazione del cibo. Grande attenzione è posto anche allo sviluppo del senso democratico della partecipazione e dello scambio, da qui il patio d’ingresso di 300 mq illuminato con luce zenitale, per stare tutti insieme.

E ancora la coloratissima École Maternelle Pajol di Parigi firmata da Palatre et Lecrere; la Bailly School Complex di Saint Denis ospitato in quella che era un’area industriale parigina. Il Mikou Design Studio ha pensato di riqualificare l’ambiente con una combinazione di vetri e colori. O la Kindergarten Kekec di Ljubljana (Slovenia) in cui è possibile cambiare i colori degli interni a piacimento dei bambini. Progettata da Arhitektura Jure Kotnik, è dotata di pannelli mobili con più facciate in grado di ruotare e di trasformare il colore delle aule. Sono gli alunni  decidere in quale colore vivere le proprie giornate.

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