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Bang, slurp, sigh, zac, gulp Tv!

Tra le sorprese del palinsesto estivo, ci sono i fumetti: su Fox arriva The Middleman, serie tv tratta dall’omonima striscia Made in Usa, la cui protagonista supereroica è niente di meno che una giovane ed aspirante artista precaria.

The Middleman
LaPresse

Diciamo la verità, non è che il palinsesto estivo esalti troppo, almeno nella tv generalista. Tra repliche e riciclaggio di archivio, serie riesumate e film stravisti, modernariato trash e idee banali, il telespettatore rantola o sonnecchia sul divano. L’arrivo del digitale terrestre in alcune zone d’Italia, regala qualche sussulto alternativo, nel bene e nel male, ma è ancora privilegio (o incubo?) per pochi.

Però, fortunatamente, qualche eccezione (che pur conferma la regola), c’è e senza dubbio The Middleman, nuova serie tv in onda sul satellitare Fox ogni martedì sera alle 22:00, è tra queste.

Nata dal talento visivo e visionario di Javier Grillo-Marxuach, autore televisivo e sceneggiatore di alcuni episodi di “Lost”, “Streghe”, “Medium”, “Law & Order”, nonché padre di “The Middleman”, fumetto (edito dalla Viper Comics), la nuova serie tv proprio su quel fumetto indipendente si basa quasi del tutto, (Grillo-Marxuach ne ha curato personalmente l’adattamento tv), dando forma ad un originale e avvincente prodotto televisivo destinato a conquistare anche l’Italia, dopo aver spopolato in Usa. Oltreoceano la serie è stata trasmessa dal noto network ABC Family e pare che debba il suo enorme successo al geniale taglio narrativo di sceneggiatori e produttori, che hanno immaginato e realizzato questo serial come un’accattivante combinazione di fantascienza, tensione, horror ampiamente mescolati a dosi massicce di humour.

Anche se la serie è un continuo rimando all’originale su carta (con citazioni, di puntata in puntata a film, libri, fumetti o altre serie tv) non è necessario conoscere l’originale per apprezzarla, né essere esperti di fantasy. Infatti, The Middleman si attiene ai classici cliché delle strisce e segue idealmente lo stile narrativo dei comics nei dialoghi e nella delineazione dei personaggi.

Insomma, tutto nella norma: ci sono i buoni ed i cattivi schierati gli uni contro gli altri e tutti hanno superpoteri, supersentimenti (nel bene e nel male) e doppie identità insospettabili.

Costumi, ambientazioni, fotografia e dialoghi poi, rimandano fuori di dubbio allo stile del fumetto, anzi a quella che gli appassionati chiamano graphic novel (letteralmente romanzo grafico) cioè un suo formato particolare in cui le storie sono più lunghe, autoconclusive e in genere rivolte ad un pubblico adulto.

Questo è forse l’aspetto che più rende The Middleman interessante, soprattutto perché la trama in realtà è piuttosto semplice, seppure appassionante.

La serie, di 12 episodi, è incentrata sulle vicissitudini di Wendy Watson (la quasi esordiente Natalie Morales) un’aspirante artista e lavoratrice precaria, che un giorno, durante un incidente sul posto di lavoro, si ritrova ad affrontare un agghiacciante mostro geneticamente modificato. Salvata in extremis da Middleman (Matt Keeslar, già visto in “Scream 3”, “Quiz Show”, “Law & Order”, “Masters of Horror”, “Numbers”) un agente di polizia bello, tenebroso e specializzato in casi bizzarri e un tantino inverosimili (scienziati pazzi, alieni, mostri, mafiosi, scimmioni parlanti e così via), la ragazza finisce per diventare l’assistente del suo benefattore, che la coinvolgerà nelle sue pazzesche e stravaganti avventure spazio-temporali.

Serve qualche esempio per intuire quanto Wendy e The Middleman saranno supereroi? Mica facile fermare un guerriero di terracotta che si anima e minaccia di ricoprire la Terra con una pioggia di fuoco, oppure contenere i bollenti spiriti di un’adolescente che ha una passione esagerata per i Varsity Fanclub, boy band troppo particolare, né ancora affrontare una flotta di zombi affamati di carne di trota, ma nemmeno amicarsi un esercito di Manicoidi teletrasportati…

Insomma, ci siamo capiti, per non soccombere al telecomando estivo, inerme, scarico, quasi inutile, ci pensano i fumetti e la loro fantasia, perché ZZZ non è il telespettatore che dorme o Sigh! il singulto di quello che piange, né crash il rumore dello schermo tv infranto in un suo scatto d’ira, ma è la magia del linguaggio delle strisce, finalmente in tv.