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Dieta: il segreto è nelle dimensioni del piatto

Perché mangiamo troppo? Perché piatti e bicchieri sono troppo grandi, osservano alcuni studi

Porzioni di cibo
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Mangiare ‘con moderazione’ è un mantra che leggiamo e sentiamo in continuazione; eppure alcuni studi dimostrano che la maggior parte delle persone non ha la più pallida idea di cosa sia una porzione adeguata al proprio fabbisogno, o magari lo sa a livello teorico, ma poi quando ha del cibo nel piatto non è in grado di capire se è tanto, poco, o giusto. La maggior parte della popolazione occidentale mangia più di quanto serva al proprio corpo, e uno degli ‘inganni’ che ci porta a farlo è che piatti, ciotole e bicchieri sono molto più grandi di quanto basterebbe per contenere una porzione adeguata di cibo, osserva TheGuardian in un approfondito articolo sul tema 
 
Se ad occhio nudo difficilmente siamo in grado di capire quanti sono 80 grammi di pasta, servirli in un piatto piccolo o in uno grande farà una notevole differenza a livello percettivo. Tenderemo a pensare di aver mangiato poco se il cibo viene servito in un piatto (grande) rimasto mezzo vuoto, mentre ci sembrerà una porzione adeguata quella che colma per bene la stoviglia, anche se la prova della bilancia identifica quantità identiche; facile quindi che nel primo caso aumenteremmo la dose, o provvederemmo a fare un bis. Uno studio riportato su Food Psychology, rivista della Cornell University, evidenzia come sia bambini che adulti tendano a bere molto più succo di frutta se esso viene servito in un bicchiere largo e basso, piuttosto che uno alto e lungo. Un bicchiere largo inganna la percezione di quanto liquido possa contenere. E questo accade anche con il vino, con i cocktail: se il bicchiere non si riempie tendiamo a continuare a versare e bere, perché non ci rendiamo conto che la sua capienza sta anche nella larghezza. 


 

In passato i piatti da pasto erano tendenzialmente più piccoli di diametro: lo potete osservare presso qualsiasi negozio di antiquariato. Anche i calici erano notevolmente più piccoli. Negli anni ’50 il diametro medio di un piatto era di 25 centimetri, oggi è in media di 28 – un report della British Heart Fundation, intitolato Portion Distortion, sottolinea come le porzioni del cibo siano cambiate dal 1993 ad oggi. Aumentare la capacità dei servizi da portata ci ha indotto a servirci porzioni più grandi di cibo, e si tratta di un’illusione su cui le grandi industrie alimentari fanno ovviamente leva. Uno studio americano osserva come l’immunità da questa sbagliata percezione delle quantità ce l’abbiano solo i bambini piccoli: al di sotto dei 3-4 anni, tendono a smettere di mangiare quando sono sazi, mentre dai 5 in poi, e fino all’età adulta, la capacità di auto-regolamentare la fame viene meno in favore del desiderio di gola. Uno studio recente ha dimostrato com mangiare bendati induca a consumare meno cibo, perchè ci si riesce a fermare una volta sufficentemente nutriti senza farsi trarre in inganno dal ‘piacere visivo’. 
 
Muffin sempre più grandi, alimenti pronti formato famiglia, piatti enormi colmi di cibo: mangiare tanto è anche un fenomeno culturale. Se ci rendessimo conto che la giusta porzione di pasta (nella media delle 2000 calorie che si dovrebbero assumere in un giorno) corrisponde ad una pallina da tennis, che un’adeguata porzione di carne non è più grande di una carta da gioco, che una equa dose di formaggio corrisponde alle dimensioni di una scatola di fiammiferi, l’obesità – e con essa le problematiche legate alla salute – potrebbe essere una questione minore. 
 
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