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Karkadè. I benefici dell’infuso rosso

L’infuso di fiori di ibisco che si consuma caldo o freddo

Infuso di karkadè
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Chi ha viaggiato in nord Africa si sarà certamente sentito offrire più di una volta una tazza di karkadè, particolare infuso dal colore rosso intenso e dal sapore acidulo che si consuma con regolarità in paesi come l’Egitto. Anche ‘italianizzato’ con il nome di carcadè, questo infuso si ottiene dai fiori di una varietà di ibisco, Hibiscus Sabdariffa, boccioli color violaceo – magenta essiccati che vengono messi direttamente nell’acqua, ma è anche reperibile sotto forma di bustine classiche da tè. E’ una coltura importante in Senegal e Sudan, ma si è diffuso anche in Asia (India, Indonesia,Tailandia), e nei Caraibi (Giamaica, Antille). Un tempo era più comune in Italia di quanto lo sia attualmente, perché era annoverato tra i ‘prodotti coloniali’ provenienti dall’Eritrea, e snaturato in ‘tè degli italiani’ per contrastare le sanzioni economiche conseguenti alla guerra d’Etiopia che avevano aumentato il costo del tè. Non è raro che nell’Africa subsahariana si utilizzino anche i fiori di ibisco non del tutto maturi per preparare il cosiddetto karkadè verde, assai poco noto alle nostre latitudini.

 
L’infuso di karkadè si può bere caldo, a piacere zuccherato o con aggiunta di succo di limone, oppure freddo, ottima bibita rinfrescante dal sapore nettamente floreale, con una nota acida che viene smorzata se lo si zucchera o mischia ad altre erbe da infuso. Il karkadè ha proprietà altamente dissetanti, estremamente utili a latitudini calde, ed è un ottimo diuretico oltre che disinfettante delle vie urinarie. Si consiglia di assumerlo inoltre in caso di stipsi, in quanto leggermente lassativo. Tra le sue virtù più note, quella di regolare la pressione sanguigna e contrastare l’ipertensione, proprietà che è oggetto di numerosi studi. I fiori di ibisco sono ricchi di antocianine e di conseguenza flavonoidi, utili anti-aging; infine, il karkadè stimola il processi digestivi. L’utilità del karkadè si rivela anche per uso esterno: si può applicare come un impacco (imbevendo una garza con un infuso ben concentrato) per lenire la pelle irritata, specialmente dopo l’esposizione al sole.