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Scadenza dei cibi: quando non è vincolante

Bisogna buttare il cibo scaduto? Dipende: alcuni cibi si possono consumare ben oltre la data di scadenza

Spreco alimentare Leggere l'etichetta
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La maggior parte delle persone quando legge che la data di scadenza impressa sull’etichetta di un alimento è superata, butta il cibo in questione. Si suppone infatti che oltre quella data esso sia compromesso nel sapore e pericoloso per la salute, ma non è sempre esattamente così: alcuni cibi si possono consumare anche dopo diverse settimane, se ben conservati e integri nella loro confezione.

Lo afferma – tra i tanti – Dan Cluderay, che gestisce Approved Food, uno store online dove vengono rivenduti cibi che hanno superato o stanno per superare la data di scadenza, ma sono ancora perfettamente consumabili.

Moltissime volte quando si buttano alimenti scaduti si commette uno spreco, perché in realtà non c’è nulla di nocivo o pericoloso nel mangiarli. Ma come sapere quali si possono consumare? Occorre fare distinzione tra le diciture delle etichette innanzitutto: ‘da consumarsi preferibilmente entro’ significa che non si tratta di una data categorica, ma che oltre quel giorno il cibo potrebbe subire dei piccoli cambiamenti organolettici; mentre ‘da consumarsi entro’ indica la necessità di seguire la data di scadenza con maggiore rigidità perché si tratta di alimenti facilmente deperibili (carni fresche, formaggi freschi, pasta fresca, prodotti ittici freschi, etc).

Spiega Cluderay, e non è il solo a pensarlo, che molti alimenti confezionati sono assolutamente buoni da mangiare anche dopo la data indicata (pesce in scatola, conserve, verdure sott’aceto) fino a qualche mese dopo, quelli essiccati anche di più (legumi, riso, pasta secca). Ma se a mangiare dei ceci secchi scaduti non ci si fanno grossi problemi, potrebbero insorgere dei dubbi su yogurt, latte, uova, verdure. E invece, afferma Cluderay, anche su questi c’è la possibilità di limitare gli sprechi. Lo yogurt per esempio si può mangiare anche 6 giorni dopo la sua data di scadenza, anche di più se non risulta inacidito; stesso discorso per il latte pastorizzato (diverso da quello fresco), che se conservato nella confezione integra si può consumare fino a 4-5 giorni dopo la scadenza – fidatevi del vostro naso, un latte andato a male si sente subito. Per quanto riguarda i formaggi a pasta dura o stagionati, se si presenta un angoletto di muffa basterà toglierlo e consumare il resto. E le uova? Le uova scadute si possono mangiare ancora (c’è chi sostiene anche dopo una settimana), ma è meglio consumarle ben cotte; c’è un ‘test della nonna’ assolutamente valido da fare: mettete l’uovo in una ciotola con dell’acqua: se viene a galla, significa che batteri hanno iniziato a formarsi al suo interno, quindi buttatelo via. Le verdure non hanno obbligo di data di scadenza, a meno che non siano trattate – già affettate per esempio, quindi fino a che non presentano muffe non c’è problema, e nel caso di alcuni ortaggi ‘duri’ (broccoli, cavoli, patate, carote) spesso basta togliere la parte ammaccata e consumare il resto.
Sono consumabili ben oltre la scadenza barrette di cioccolato, marmellate, merendine, biscotti secchi e tutti quei prodotti ricchi di zuccheri, i quali agiscono da conservanti; anche il pane confezionato, se non presenta muffe, si può tranquillamente mangiare, al massimo sarà meno fragrante (stesso dicasi per crackers o fette biscottate). Uguale il discorso per patatine e cibi confezionati ricchi di conservanti, che, pur non essendo particolarmente sani, non presentano pericoli legati alla loro scadenza.

La conservazione degli alimenti

La parola d’ordine per far sì che le scadenze abbiano valore è: conservazione. Se si sbaglia, infatti, a riporre un alimento ad una temperatura errata o non è correttamente protetto, la scadenza indicata sulla scatola o sulla busta diventerebbe del tutto inattendibile. Per questo motivo bisogna sempre leggere con attenzione le modalità di conservazione, specie una volta che il prodotto viene aperto ed esce dalla confezione originale. In genere gli alimenti che vanno riposti in frigo o congelatore devono mantenere la cosiddetta catena del freddo, ovvero dal produttore fino al consumatore non devono essere scongelati e ricongelati, né devono essere esposti ad alte temperature, altrimenti il cibo si deteriora. Diverso il discorso per gli alimenti freschi: la carne, ad esempio, va conservate sempre in frigorifero e consumata entro due giorni, sia le classiche fettine, che quella tritata, che le carni bianche. Possiamo conservare, invece, fino a 3 giorni i salumi non confezionati. Il pesce, invece, va tenuto in frigo nella parte con la temperatura più bassa e consumato entro 24 ore. Frutta e verdura vanno riposte negli appositi cassetti del frigo, in modo da evitare il contatto con gli altri alimenti. Sono particolarmente deperibili e perciò vanno consumate prima possibile, anche perché alcune delle vitamine tendono a ossidarsi in modo abbastanza rapido. Un modo interessante per conservare i cibi è rappresentato anche dal sottovuoto, che si ottiene con l’utilizzo di apposite macchine in commercio. Un metodo consigliato soprattutto a chi ama fare scorte al supermercato, per esigenza o per scelta, evitando il deterioramento precoce dei cibi in frigo. 

Qualche buon consiglio sui contenitori per vivande, si trova in questo articolo su Consigli mentre in questo è possibile farsi un’idea sui contenitori giusti per conservare i cibi in frigorifero o a temperatura ambiente.
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