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Al cinema arriva una famiglia ‘diversa’

Un film che dipinge il ritratto di un nuovo tipo di famiglia: Lisa Cholodenko racconta una coppia omosessuale con figli, senza cliché e stereotipi, ma nell’assoluta normalità del crescere un bambino

I ragazzi stanno bene
Courtesy of Lucky Red

Un film che inizia con una canzone dei Vampire Weekend e si conclude con una degli MGMT non può che essere una pellicola giovane e fresca. Ma ‘I ragazzi stanno bene’, in uscita l’11 marzo, non è affatto rivolto ai ragazzini, perchè parla a tutti, sapendo descrivere alla perfezione ogni fascia di età.

La regista Lisa Cholodenko ha preso spunto dalla sua vita personale per raccontare una storia del tutto contemporanea: una coppia lesbica che decide di avere dei figli tramite inseminazione artificiale. Tutto questo appare molto lontano dalla piccola realtà italiana, ma non per questo ci sentiamo estranei alle vicende dei protagonisti, perché quello che vediamo sullo schermo è solo vita, personaggi reali, paure e sentimenti che fanno parte di tutti, omosessuali, etero, bisex.

La meritatissima vittoria dei Golden Globes (Miglior Commedia e Miglior Attrice per Annette Bening) non è stata preannuciatrice della vittoria degli Oscar, ma, in effetti, è stato sorprendente trovare un film del genere in lizza per l’ambita statuetta, essendo molto più vicino alla realtà della cinematografia indipendente, nonostante i grandi nomi presenti nel cast: un Annette Bening semplicemente perfetta, una fragile e bellissima Julianne Moore, un conturbante ma immaturo Mark Ruffalo, un’innocente Mia Wasikowska, oltre ad un giovane ma credibilissimo Josh Hutcherson.

La forza della pellicola è che, da spettatori, ci sentiamo vicini a tutti loro, capiamo le paure e i bisogni adolescenziali, come le angosce dell’età che avanza, il dolore del tradimento e la voglia di essere migliori. Con pochi tratti leggeri, senza sbavature, la regista sa dipingere un mondo intero, senza esprimere giudizi, ma con onestà.

Non ci troviamo di fronte ad un esperimento di cinematografia omosessuale militante, non ci sono cliché, solo esseri umani e una famiglia con problemi comuni, comunissimi, in cui viene da chiedersi se quella è davvero una famiglia ‘diversa’? Dialoghi ben scritti e ritmo equilibrato fanno scorrere il film piacevolmente, lasciando un senso di speranza a chi sogna una famiglia che non rientra nei canoni di quello che ci si ostina a definire ‘normalità’… almeno per chi non vive in Italia.

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