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Terremoto Sabina

“Draquila – L’Italia che trema” è il nuovo documentario di Sabina Guzzanti, in uscita nelle sale italiane

Sabina Guzzanti
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Dalle pagine del Corriere il critico cinematografico Paolo Mereghetti salva il nuovo lavoro di Sabina Guzzanti, “Draquila – L’Italia che trema” dal rischio che corrono, secondo lui, tutti i documentari di intervento politico: quello di trasformarsi in un comizio, a scapito delle forme e spesso anche dei contenuti. Sabina Guzzanti, affermata e combattiva interprete ed autrice satirica romana, arriva nelle sale italiane per la quarta volta, dopo “Bimba – E’ clonata una stella” (2001), “Viva Zapatero!” (2005) e “Le ragioni dell’aragosta” (2007). Con “Draquila”, che andrà anche al Festival di Cannes, Sabina si è data un compito che avrebbe scoraggiato chiunque: raccontare le “strane storie” che circolavano qualche settimana dopo il sisma devastante che ha distrutto L’Aquila e tanti altri paesi abruzzesi il 6 aprile del 2009.

Un’amica la invita ad andare in Abruzzo, e ascoltare queste storie. Sabina raccoglie subito l’invito. Non proprio subito a dire il vero: aspetta che le passerelle dei grandi della Terra, convocati in fretta e furia a L’Aquila per il G8 delle polemiche nel luglio 2009, finiscano. Quando la confusione si placa, inizia il suo viaggio nella città ferita, nella regione piena di cicatrici, tra la gente che vive nelle new town, nelle tende allestite dalla Protezione Civile e negli alberghi sulla cosa. E ascolta le loro storie. Impara ad ammirare con gli abruzzesi il coraggio e lo spirito di solidarietà che anima i volontari, i vigili del fuoco e tutti quelli che sono accorsi a dare una mano alle popolazioni terremotate.

Sempre ascoltando gli abruzzesi, comincia a sospettare dei metodi messi in campo dalle autorità e incarnati dall’interventismo sfrenato della Protezione Civile: “Qui si sta facendo un esperimento” – le raccontano – “quello che succede qui è quello che vogliono che succeda in tutta Italia”. Racconti che sembravano apocalittici, iperbolici, incredibili, e che i fatti dei mesi scorsi, con gli scandali sui quali ancora si sta indagando, si sono incaricati di confermare.

Sabina Guzzanti racconta tutto questo con un’ammirevole capacità di fare un passo indietro nel rispetto delle storie che le vengono donate: tra una battuta e l’altra, poca l’ironia facile e scontata, e tanta sofferta partecipazione a un dramma che ancora non ha fine. Un’altra prova dello spirito che anima il suo lavoro degli ultimi anni: raccontare storie, con l’arma affilata della satira, che altri scelgono di non raccontare.

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