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Donne, donnine, donnacce…

In occasione della “Festa della donna” in scena al Teatro Oscar di Milano a partire da oggi un’eccentrica commedia sull’arte della prostituzione

Donne, donnine, donnacce
Ufficio stampa iagostudio

La figura della donna di facili costumi ha sempre stuzzicato la fantasia dei musicisti, degli scrittori e dei cineasti fin dalla notte dei tempi. È il caso ad esempio dell’opera lirica “La traviata” di Giuseppe Verdi  che vede come protagonista Violetta, una prostituta d’alto bordo, ma anche della commedia di Eduardo De Filippo, Filumena Marturano scritta nel 1946, oppure di film come Pretty Woman, Moulin Rouge , Belle de jour e tanti altri. Nell’ambito della musica leggera ritroviamo poi tutta una serie di cantautori che hanno spesso celebrato l’antico mestiere come Fabrizio de Andrè nel brano “Bocca di Rosa”, Lucio Battisti in “Il nostro caro angelo” e Claudio Baglioni ne “Le Ragazze dell’Est” solo per citarne alcuni

Ed è proprio incentrata su questo mestiere vecchio come il mondo la pièce teatrale che a partire da oggi sarà in scena al Teatro Oscar di Milano. Si tratta di “Donne Donnine Donnacce: passeggiata semiseria in parole e musica sull’antico mestiere”, uno spettacolo ideato da Gianni Gori che ricorda i volti noti delle “signore” che hanno praticato, per scelta o per vocazione, l’antico mestiere e la loro capacità di stregare l’universo maschile. Sul palco Gianna Coletti, Giovanna Rossi e Vicky Schaetzinger rivisiteranno, con allegria e un pizzico di malinconia, un’insolita “viaccia” dove tornano a passare, spesso accompagnate dai loro scalcinati protettori, donnine allegre, disperate mantenute, protagoniste dei marciapiedi.

Fino all’8 marzo si può dunque assistere ad una carrellata, in parole e musica, sulle sorti delle “donne perdute”: dalla “Dama delle camelie” a “Irma la dolce”, dalle “passeggiatrici” dell’800 fino alle protagoniste delle canzoni della mala. Si insinuano così nel testo originale frammenti di letteratura, cinema, teatro: da Curzio Malaparte a Trilussa, da Bertolazzi a Billy Wilder, alternati a canzoni di Brecht, Carpi, Fo, Brassens, Gardel, Jannacci, De André e Pasolini.

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