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Femicidio: un blog per dire basta

La Casa delle Donne apre un blog in cui pubblica i dati raccolti in anni di monitoraggio sulla violenza di genere. E per informare le donne su come uscirne

Stop violenza

Non si sa bene da dove cominciare quando si vuole parlare di violenza sulle donne. Dai dati agghiaccianti? Dall’analisi della società? Dall’emancipazione? Dalle leggi in materia? Forse il modo migliore di introdurre l’argomento è lasciar parlare chi da anni se ne occupa, con passione e coraggio, e molto spesso in veste del tutto volontaria. La Casa delle Donne di Bologna ha da poco inaugurato un nuovo strumento per parlare di femicidio e femminicidio, un blog contro la violenza. ‘Femicidio’ è il nome del neonato mezzo di comunicazione, attraverso il quale l’associazione si pone l’obbiettivo di informare le vittime sulla concreta possibilità di mettersi in salvo prima che si arrivi al peggio.

Sono trent’anni che la Casa delle Donne di Bologna raccoglie informazioni sulla violenza contro le donne, i loro dati sono gli unici in Italia raccolti giorno per giorno dal 1985 ad oggi. Un servizio che svolgono volontariamente, perché nel nostro Paese non esiste un sistema di monitoraggio mirato, mentre in paesi come Francia e Spagna è lo Stato che se ne fa carico, attraverso le istituzioni. In Italia ancora si parla di ‘raptus’, di ‘delitto passionale’, di ‘dramma della gelosia’, continuando ad ignorare il fatto che esiste una concezione completamente squilibrata del rapporto uomo e donna, base di una società ancora profondamente patriarcale. Si evita di guardare al fatto che esistono cause sociali e culturali, preferendo attribuire questi gesti alla ‘pazzia’. E’ proprio questo il punto: con femicidio (uccisione) e femminicidio (maltrattamento) si intendono atti di violenza verso le donne in quanto donne, questione che ancora fa fatica ad essere compresa da molti. Si tratta di donne maltrattate o uccise perché si sono sottratte all’autorità e alla volontà di un marito, un fidanzato, di un ex-compagno. Donne che hanno deciso di chiudere una storia, di denunciare i maltrattamenti, e per questo perseguitate, ammazzate. Si tratta di uccisioni e violenze subite per questione di genere quando la ragione è non poter tollerare che la donna/moglie/madre si ribelli.

La Casa delle Donne di Bologna pubblica sul blog i dati dei femicidi dal 2005 al 2012, che sono 901. Nel 56% dei casi l’assassino è il partner. Nel 24% l’ex partner. Nel 19% un parente. Il 78% dei delitti è avvenuto tra le mura domestiche. Numeri che vengono raccolti quotidianamente, da anni, in base alle pubblicazioni di agenzie di stampa, quotidiani locali e nazionali, agenzie o quotidiani on-line. Il gruppo è nato nel 2005 grazie a ricercatrici, tirocinanti dell’Università, volontarie, socie giovani e socie fondatrici dell’Associazione e altre donne interessate al tema. Queste indagini hanno permesso di analizzare il fenomeno, capire chi sono le donne che ne rimangono vittime e gli uomini autori dei delitti. Le conclusioni sfatano diversi luoghi comuni, e rilevano per esempio che i dati più alti si rilevano al Nord Italia, tra classi sociali diverse, con gradi di istruzione spesso elevati, situazioni economiche relativamente agiate. E sia le vittime che i carnefici sono per la grande maggioranza dei casi italiane, al contrario di quanto affermano numerose campagne anti-immigrazione.

FEMMINICIDIO LA MAPPA DELL’ORRORE

Nonostante questi e altri dati agghiaccianti, le volontarie hanno dovuto interrompere la possibilità di lasciare commenti sul blog, perché quelli aggressivi e offensivi da parte di alcuni uomini erano troppi, ingestibili. E se date un’occhiata ai commenti di ogni articolo in rete sull’argomento capirete di cosa parlano. C’è chi  ha comprensione per mariti che uccidono l’ex moglie – dopotutto lei se n’è andata, ha portato via i figli e vuole anche gli alimenti!; altri che si chiedono perché si dia tanta attenzione alle uccisioni delle donne quando quelle maschili sono molte di più, senza comprendere che la natura dell’assassinio è diversa in quanto di genere (non si parla di criminalità, di mafia, di rapine, di guerre). E fanno capire quanto questa battaglia contro la violenza di genere necessiti ancora di decenni prima di concludersi. Certo, ci sono anche commenti uomini che intervengono in favore delle donne, ma sono una minoranza, ahinoi.

Per fortuna esiste il lavoro di donne come quelle dei centri antiviolenza (circa 100 in Italia, con regioni però completamente sprovviste), ed esiste il lavoro di associazioni come La Casa delle Donne che vogliono ribadire, con tutti i mezzi necessari, che uscire dal circolo vizioso della violenza di genere è possibile, ma per farlo occorre affidarsi a personale esperto e chiedere aiuto. Per maggiori informazioni  http://femicidiocasadonne.wordpress.com/

SI BALLA IN SPIAGGIA CONTRO IL FEMMINICIDIO