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Moda ed ecologia vanno d’accordo?

Un appello di WWF France torna a puntare i riflettori sull’impatto ambientale del sistema moda, ma anche su chi cerca un’alternativa ecocompatibile

Ragazza sul prato con abito azzurro

Alla vigilia delle vacanze e con l’imminente arrivo di una nuova stagione, WWF France ha deciso di lanciare un appello alle aziende per quando la produzione ricomincerà al rientro dalla pausa estiva: pensare all’ecosostenibilità come valore aggiunto al sistema moda. L’impatto sulla natura dell’industria fashion preoccupa non poco gli ambientalisti: Isabelle Autissier e Serge Orru, rispettivamente presidentessa e direttore generale di WWF France, invitano ufficialmente i creatori di moda ad adottare politiche produttive non inquinanti, a partire dai tessuti.

I due rappresentanti dell’organizzazione non mancano di rendere omaggio ai creatori che hanno reso la Francia tanto illustre per quanto riguarda il mondo delle passerelle, ma li invitano a sublimare il loro lavoro con azioni che avrebbero un impatto importantissimo sulla comunità. Fanno leva soprattutto sull’inquinamento dell’acqua, la conseguenza più critica dell’industria tessile. Nonostante alcuni sporadici tentativi di creare collezioni a impatto zero, WWF France sottolinea che, imparando a lavorare con una filiera completamente diversa, si potrebbe avere rispetto dell’ambiente in tutta la produzione moda. Si tratterebbe di una rivoluzione culturale, perché le scelte degli stilisti non sono neutre: hanno un peso, eccome se ce l’hanno, sia sull’economia che sull’opinione dei clienti.

Modello impeccabile sul frangente moda eco è Livia Giuggioli Firth, alias Mrs. Colin Firth, che riesce a trasformare di verde qualsiasi tappeto rosso che calpesta. Produttrice cinematografica, da sempre si fa portavoce di tutti i brand che creano abbigliamento sostenibile: tra i suoi marchi preferiti, Prophetik, dello stilista Jeff Garner che oltre ad utilizzare tessuti eco coltiva da solo le piante per le tinture. La signora Firth sfoggia spesso le creazioni di Stewart+Brown, brand etico che ha come filosofia il minor impatto possibile sulla natura.

Tra le grandi maison che si impegnano in questo frangente, non possiamo dimenticare le numerose iniziative promosse da Stella McCartney. Tra le più recenti, la creazione delle divise della nazionale olimpica inglese tutte realizzare al 100% in poliestere riciclato, proveniente da una filiera completamente ecologica.

Gucci ha lanciato questa estate una linea di ballerine eco-friendly: le Green Marola, della nuova collezione pre fall 2012, sono interamente realizzate in bio-plastica, un materiale biodegradabile in compost utilizzato come alternativa alla plastica. Un perfetto equilibrio tra qualità e responsabilità.

Da qualche anno a questa parte H&M sforna ogni primavera la Conscious Collection, una linea realizzata interamente in tessuti eco, come il cotone e il lino organico, il poliestere. In particolare quest’anno il colosso low cost si è voluto rivolgere anche a chi vuole sfoggiare capi dall’animo green agli eventi mondani, con l’Exclusive Glamour Collection.

Infine, arriva dall’Italia un progetto moda che verte sul recupero e la lotta allo spreco: si chiama Venette Waste ed è stato realizzato da Rossana Diana, stilista con una lunga esperienza nelle maison di alta moda. Venette Waste produce abiti i cui tessuti sono recuperati dagli scarti delle aziende tessili che li cestinano per errori nella tonalità dei colori per esempio. Venduti principalmente online (per abbattere i costi ma anche per rimanere al di fuori dei circuiti moda tradizionali), gli abiti si possono addirittura riportare dopo anni di uso. Il motivo? Riutilizzare i tessuti, ovviamente!