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Quanto è ecologico Internet?

Una ricerca di Greenpeace svela qual è l’impatto di Internet analizzando le pratiche dei colossi del web

Cavi
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Sono 2.5 miliardi le persone al mondo che usano Internet. Si tratta di un numero ovviamente destinato a crescere, man mano che la connessione allarga i suoi rami capillari ad ogni angolo del globo. Un fenomeno che fino a pochi anni fa nemmeno esisteva, oggi è alla base di qualsiasi attività, che si tratti di lavoro, di tempo libero, di istruzione, di commercio: tutto è online, o quasi. Ma mentre diamo per scontato che Internet esista, spesso dimentichiamo che dietro chi detiene i grandi, enormi spazi virtuali c’è anche un elemento ben più pratico: l’elettricità. Chi gestisce Internet consuma energia e produce rifiuti: sì, anche il web inquina, e Greenpeace è andato a fare le pulci ai suoi colossi, analizzando le loro pratiche e politiche per stilare un report, pubblicato ad aprile, che cercheremo di riassumere.

Il report, intitolato ‘Clicking Clean: how companies are creating the Green Internet’, sottolinea come il web sia un divoratore di energia elettrica, e che man mano che la sua espansione aumenta il fabbisogno si innalza. Eppure l’analisi comincia con un dato positivo: rispetto all’ultimo report, risalente ad aprile 2012, molti operatori del settore hanno intrapreso politiche di risparmio energetico, e alcune grandi aziende hanno intrapreso un percorso che le porterà (o almeno così affermano) all’autosufficienza grazie alle energie rinnovabili. Greenpeace sottolinea come questo impegno possa avere un forte impatto sul mondo ‘reale’, perché si tratta di aziende che definire colossi è quasi riduttivo.

Tra le aziende che perseguono questo lodevole obbiettivo, Greenpeace cita Apple – la quale ha annunciato l’intento di convertire il nuovo Campus di Cupertino sarà alimentato da energie rinnovabili, Facebook, Google, Box, Rackspace, Salesforce (le ultime tre sono aziende che ospitano spazi e servizi per il web). In particolare il report sottolinea gli importanti interventi che Apple e Facebook hanno effettuato sulle loro politiche di trasparenza, cosa che rimane impensabile per tantissimi altri colossi, preoccupati di intaccare la propria competitività. In stati come il North Carolina, il Nevada, l’Iowa queste nuove politiche ecologiche stanno portando effetti tangibili, come l’incremento degli impianti solari o eolici,  instillando una sorta di circolo virtuoso che fa crescere un’importante fetta di mercato energetico sostenibile. Dunque Apple è l’azienda che più sta investendo in buone pratiche eco, Facebook la segue a ruota, mentre Google rimane leader incontrastato tra i colossi amici dell’ambiente.

Ma i voti negativi a chi sono stati dati? Non tutte le aziende hanno intrapreso questo percorso virtuoso. Il documento di Greenpeace sottolinea che colossi come Amazon Web Service, al quale fanno capo  decine di aziende, rimane tra i nomi più inquinanti e meno trasparenti del settore: da Amazon non trapela nessuna informazione sull’impatto ambientale, un silenzio che la dice lunga, ma anche Twitter non si presenta come azienda dai buoni propositi.

Il report è molto dettagliato sul tipo di energia utilizzata da ogni grande azienda attiva sul web, con tanto di tabelle riassuntive, paragoni rispetto agli anni passati e location geografiche. Per leggere e scaricare il documento intero cliccate qui.