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Super Superzelda

Zelda Fitzgerald rivive nelle pagine appassionate e appassionanti di una graphic novel

Superzelda copertina

Il nome, Zelda, fu ispirato ai genitori dalle protagoniste di due romanzi, zingare entrambe. Il cognome, Fitzgerald, fu il frutto di un amore selvaggio, furente e dannatamente romantico che la legò per sempre al grande Scott che in lei trovò il modello per le sue eroine letterarie. Bella di una bellezza irregolare e posseduta da una personalità convulsa, Zelda era divorata da una febbre che la obbligava a vivere scansando la noia e oltraggiando il conformismo. I suoi antidoti erano il maschiettismo, il rifiuto di quelle regole sociali che l’avrebbero voluta carina, aggraziata e magari silenziosa, l’antipatia per le altre donne, le scorribande indemoniate per quell’Europa vivacissima e ubriaca che confluiva nei salotti di Gertrude Stein dove si incrociavano Picasso, Cole Porter, Ernest Hemingway, John Dos Passos e compagnia. Capricci, frivolezze, egoismo, certo, ma anche genio, arte, ispirazione erano il pane di Zelda e Scott, la coppia più mondana e impegnativa in circolazione.

Proprio Dos Passos ricorda le loro feste deliranti che iniziavano il venerdì e finivano il lunedì come un incubo: “uno era terrorizzato all’idea di andarci, non veniva mai servita la cena, era una confusione completa”, ed Edmund Wilson rammenta come “le conseguenze di una serata con i Fitzgerald erano notoriamente un’esperienza penosa”. Quest’esistenza rumorosa invertì poi la corsa disperata al centro della vita e si ripiegò fino al crollo in un alcolismo fatale a lui, e nell’allucinazione della malattia mentale per lei che dopo aver tentato un numero incalcolabile di suicidi, morì in un incendio che rase al suolo l’ospedale psichiatrico in cui era ricoverata. Il fuoco di quell’amore distruttivo ma indistruttibile si riaccende nelle pagine folgoranti di Superzelda, graphic novel sceneggiata da Tiziana Lo Porto e disegnata da Daniele Marotta per Minimum Fax (15 euro). Un lavoro attento e accurato nella ricostruzione dei dettagli (atmosfere, costumi, ambienti), che riesce, in modo organico, a rievocare il carisma e lo spessore originale di quella strega ammaliatrice di Zelda attraverso i romanzi di quel gigante della letteratura di Scott. Riempiendo i silenzi tra le opere con un coro di testimonianze che tradiscono un lavoro di ricerca appassionato. Difficile non rimanere catturati dal fascino di Superzelda, impossibile resistere all’aggressione di una nostalgia profonda di quei giorni febbrili, quando tenera era la notte.

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