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Anna Magnani, la stella di Roma

Quarant’anni fa moriva l’attrice italiana più amata di sempre

Anna Magnani
LaPresse

Il 26 settembre 1973 si spegneva a Roma Anna Magnani, l’attrice più importante di questo scorcio di secolo, simbolo del cinema italiano del dopoguerra, capace di alternare, con grande umanità, un graffiante umorismo a una profonda drammaticità.
Quarant’anni dopo, Roma ricorda ancora la sua eroina: interprete maestosa e prorompente, Anna o meglio Nannarella, è il volto fiero e selvaggio di quell’Italia degli anni ’50 povera e senza virtù, che grida riscatto e si concede alla vita con uno sguardo fragile e ironico. In questa speciale ricorrenza la capitale ha deciso di rendere omaggio alla sua più grande stella con una mostra dal titolo “I am Anna Magnani” progettata dall’artista Biodp, che sarà aperta al pubblico il 26 e il 27 settembre presso la Casa del Cinema di Villa Borghese a Roma.

Attrice istintiva e divinamente umana la Magnani nasce nella capitale nel 1908, abbandonata in tenera età dalla madre Marina Magnani, la giovane Anna viene allevata dalla nonna materna, cresce in un quarterie della Roma popolana sperimentando da subito un’innata inclinazione per la settima arte. Inizia nel gennaio del 1927 a frequentare l’Accademia Nazionale d’Arte drammatica, e in poco tempo si guadagna un posto nella compagnia teatrale Vergani- Cimara per poi passare nel ’34 con i fratelli De Rege.
Dopo essere apparsa in alcuni ruoli secondari per il grande schermo, nel 1941 arriva il debutto vero e proprio con la pellicola “Teresa Venerdì”, diretta da Vittorio De Sica. Sono gli anni dell’avanspettacolo e la Magnani riesce ad affermarsi come attrice teatrale dividendo i palchi più importanti con attori del calibro di Totò, Mario Castellani, Gianni Agus, Gino Cervi e Raimondo Vianello. Alterna la vita di teatro con il cinema realizzando i primi piccoli capolavori: “La Vita è Bella” (1943), “Campo de’ Fiori” a fianco di Aldo Fabrizi, e soprattutto “Roma Città Aperta” di Roberto Rossellini. 
L’immagine di Pina, in quella corsa disperata dietro il camion dei nazisti gridando sconvolta il nome dell’amato, è una delle sequenze più forti e drammatiche del cinema italiano, capace di consacrare la Magnani nell’olimpo delle dive più grandi di sempre. Da qui è un’escalation di emozioni e di riconoscimenti: diventa la musa dei maestri del neorealismo interpretando con abilità “L’Onorevole Angelina” (1947) di Rossellini, “Bellissima” (1951) di Luchino Visconti, ”Risate di gioia” accompagnata da Totò con cui si esibisce in un celebre duetto musicale sulle note di ‘Geppina Gepì’ e infine “Mamma Roma” di Pierpaolo Pasolini in cui interpreta la prostituta che, sfrontata e impudente, canta stornelli sarcastici al matrimonio del protettore.
Nel 1955 si trasferisce in America, partecipando a tre film tra cui “La Rosa Tatuata” di Daniel Mann, girato a Los Angeles e recitato in inglese al fianco di Burt Lancaster. Il ruolo della vedova Serafina le vale l’Oscar come miglior attrice protagonista e una stella nella Walk of Fame di Hollywood.
E’ la prima volta che un’attrice italiana si aggiudica la statuetta: Nannarella diventa cosi l’icona dell’Italia della rinascita, attrice dai mille volti che seppe dare voce all’universo femminile in tutte le sue sfaccettature dalle più drammatiche a quelle sfrontatamente comiche.

Definita dal Time “divina, semplicemente divina” e omaggiata dal primo uomo nello spazio, Jury Gagarin, con il saluto a lei rivolto, Anna Magnani viene ricordata attraverso quelle espressioni fiere e sofferenti che si rivelano cornice di una vita intensa e dolorosa: “Ho capito che ero nata attrice, ho deciso di diventarlo nella culla, tra una lacrima di troppo e una carezza di meno. Per tutta la vita ho urlato con tutta me stessa per questa lacrima e ho implorato questa carezza”.
Nel 1972 Federico Fellini riesce a strappare all’attrice romana un piccolo cameo per il suo film “Roma”: la sequenza è indimenticabile, la Magnani si avvia verso il portone del suo palazzo mentre Fellini fuori campo racconta: “Anna Magnani è un’attrice romana, simbolo stesso di Roma, vista come lupa e vestale, aristocratica e stracciona, tetra, buffonesca, potrei continuare all’infinito”. La Magnani si gira con un sorriso debole gli risponde “Federì, vattene a dormire”. Lui però insiste: “Ti posso fare una domanda?”. “No, non mi fido – ironizza la donna – Buonanotte”, e si chiude la porta alle spalle.  E’ l’ultima apparizione di Nannarella al grande pubblico, l’anno successivo si spegneva all’età di 65 anni, lasciando Roma a piangere la sua stella più grande.

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