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Gaza attraverso lo sguardo di Shahad Abusalama

Palestine from my Eyes è il coraggioso blog di denuncia che Shahad Abusalama tiene dalla sua ‘prigione a cielo aperto’ di Gaza

Attivista palestinese
Palestine from my Eyes

“Ogni notte andiamo a dormire con la speranza di svegliarci in una giornata fatta di sicurezza, libertà e giustizia. Invece ogni mattino ci alziamo nell’oscurità, nella brutalità, nella costante violazione dei nostri diritti’”. Con queste parole Shahad Abusalama introduce la storia dell’ennesima vittima del conflitto israelo-palestinese in un post pubblicato pochi mesi fa sul suo seguitissimo blog ‘Palestine from my Eyes’. Classe 1991, Shahad è una ragazza palestinese che vive nella Striscia di Gaza, e da quando è nata vive sotto assedio: la mancanza di libertà, le immagini di morti, massacri, sofferenze, prigionie (il padre è stato incarcerato per 15 anni), lesione dei diritti più basilari, l’hanno accompagnata durante tutta la vita, fino a quando ha ‘scoperto’ il grandissimo potere delle parole e di internet. Grazie ad un fluente inglese (è laureata in Letteratura Anglosassone), un occhio attento a ciò che accade attorno a lei, una enorme consapevolezza delle sue origini, una efficace narrativa e qui e là qualche tocco di disegno, Shahad ha intrapreso l’avventura di Palestine from my Eyes, un blog dove racconta la vita a Gaza dal suo punto di vista.

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La Palestina vissuta dall’interno, non da osservatori internazionali o da fotografi impegnati nella causa, ma da una ragazza di 23 anni che ama profondamente la sua terra, ma allo stesso tempo vi si sente incatenata, come in una prigione a cielo aperto. Agli abitanti di Gaza non è consentito valicare i confini, salvo rarissime eccezioni, nemmeno per raggiungere i compatrioti palestinesi della Cisgiordania. Ecco che internet con i suoi social network, i blog, o siti d’informazione, diventa un ponte con il mondo intero, una finestra per far conoscere tutto quello che i media ufficiali tacciono. Shahad racconta una Palestina che non è fatta di terroristi, ma di gente comune costretta a lottare perché la propria casa è stata invasa con la forza, perché la loro libertà è negata, e perché le classi politiche di tutto il mondo tacciono di fronte all’occupazione, e nonostante tutto si riempiono la bocca con la parola ‘pace’, ma nessuno si è mai veramente impegnato per ottenerla sul serio.

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L’impegno e l’attivismo di Shahad trovano sfogo nella scrittura e nel disegno, mezzi efficaci per raccontare in una sorta di diario le difficoltà di essere una giovane palestinese oggi. La cultura è il primo mezzo per cambiare direzione, l’arte è un efficace strumento per la libertà di espressione, e in un paese dove ad artisti e ricercatori è spesso impedito di andare fisicamente a diffondere le loro opere all’estero, internet diventa il megafono che abbatte le barriere. E non solo: Palestine from my Eyes è divenuto un libro, edito in Italia da Lorusso Editore, che raccoglie alcuni suoi post, i disegni, i pensieri di denuncia e di ribellione.

Shahad Abusalama è l’emblema di un popolo che resiste, allo stesso tempo del coraggio delle donne e della voglia dei giovani, che non hanno conosciuto altro che bombe e conflitti, di scoprire una vita da liberi. Giovani che hanno imparato ad usare la tecnologia per diffondere il loro grido. Per leggere i racconti e i pensieri di Shahad, andate sul blog Palestine from my Eyes oppure su Electronicintifada.net, sito di informazione con cui collabora.

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