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Le leggi che hanno cambiato le donne

Dal diritto al voto al femminicidio. Il lavoro di Livia Turco e delle volontarie
della Fondazione Nilde Iotti

Donna manifestante
La Presse

Le battaglie delle donne devono diventare le battaglie degli uomini. La violenza femminile ha bisogno di un intervento strutturato, non emergenziale.”. Le prime parole pronunciate in occasione della presentazione del libro: ”Le leggi delle donne che hanno cambiato l’Italia”, curato dalle volontarie della Fondazione Nilde Iotti, presieduta da Livia Turco, e edito da Ediesse, sono quelle del Presidente del Senato Pietro Grasso, accorso per partecipare al racconto delle conquiste legislative al femminile, dall’inizio della Repubblica alla conclusione dell’ultima legislatura.
 
Ci sono libertà che ogni giovane donna considera oggi scontate: il diritto al voto, a lasciare il partner con il quale non si avverte più un’unione, a non subirne la violenza, a non essere vittima di licenziamenti in conseguenza di matrimonio o maternità. Tali aspetti, più che essere diritti naturali riconosciuti alla persona, sono i risultati di conflitti condotti, nella storia dell’Italia Repubblicana, da personalità simbolo di eleganza, moralità e capacità di confronto. Nilde Iotti, prima donna a ricoprire l’incarico di Presidente della Camera e Tina Anselmi, presidentessa della Commissione d’inchiesta sulla loggia massonica della P2, sono state le prime protagoniste di un lungo percorso che ha visto cambiare il profilo della penisola sotto l’aspetto politico, culturale e sociale.

Le donne chiedono e ottengono, non senza difficoltà e non senza l’aiuto degli uomini che ne riconoscono la determinazione e il valore, la promozione della dignità della persona umana attraverso l’inclusione sociale, la spinta verso la parità e il riconoscimento della differenza femminile. Anche Stefano Rodotà, presente in sala in veste di relatore, ha dichiarato come, nel percorso parlamentare, sia stato fondamentale l’apporto di figure femminili capaci di segnalare l’urgenza di cambiamento in molti strati della società. Il giurista ha proseguito poi, ricordando un aneddoto che illustra il livello di civiltà del dialogo istituzionale, capace di oltrepassare la guerra tra i sessi e oggi, forse, parzialmente perduto: “Ricordo che durante la discussione sul reato di violenza sessuale, ci furono conflitti accesi. Un giorno apro la porta di casa e mi consegnano un enorme mazzo di rose rosse. Penso ‘saranno per mia moglie’. Poi leggo il biglietto, ed era firmato dalle compagne comuniste. Non me lo sono mai scordato”.