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La parità retributiva? Tra 100 anni

L’equità tra uomini e donne quando si parla di retribuzione è ancora una chimera: i dati del Global Gender Gap Index 2015

Parità retributiva
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Ci vorranno almeno altri 100 anni perché le donne vengano retribuite quanto gli uomini: è l’agghiacciante il dato che emerge dall’annuale Global Gender Gap Report appena pubblicato. L’equità retributiva è ancora lungi dall’arrivare, affermano le ricerche condotte nel 2015 dal World Economic Forum, e se allarghiamo il focus a istruzione, accesso alla sanità, partecipazione politica vediamo che il gap tra uomini e donne si è ristretto solo del 4% in 10 anni (solo del 3% nel settore economico). Ma torniamo alla questione della retribuzione, tema che di recente è salito alla ribalta grazie alcune attrici e registe che hanno pubblicamente contestato l’iniquità di trattamento economico ad Hollywood.
Il report sottolinea che le donne, oggi, guadagnano in media quello che gli uomini guadagnavano nel 2006. In quell’anno, una donna riceveva in media 6.000 dollari l’anno, oggi 11.000; un uomo nel 2006 ne guadagnava già 11.000, e oggi 21.000. Sono dati che vengono estrapolati da una media che comprende le retribuzioni in 145 paesi, ma sono ugualmente allarmanti. A questo, si aggiunge il fatto che le posizioni ‘importanti’ nel mondo del lavoro continuano a non essere occupate da donne, anche se all’università sono più le donne che si iscrivono rispetto agli uomini. Più donne laureate, ma meno nei ruoli chiave delle aziende: una “perdita di talenti”, la definisce l’autrice principale dell’indagine Saadia Zahidi, riporta il Bussiness Insider.
Quali sono i paesi dove il divario è maggiore, e quali quello dove è minore? I dati in questo caso oltre alla retribuzione includono accesso all’istruzione, alla sanità e ai ruoli politici, che sommati tutti insieme danno il polso del ‘gender gap’. Al primo posto, a pochi passi dall’equità ma ancora non a traguardo tagliato, troviamo l’Islanda, seguita da Norvegia, Finlandia, Svezia, Irlanda. Tra i primi 10 figurano Rwanda, Filippine, Svizzera, Slovenia, Nuova Zelanda. Agli ultimi posti della classifica, Yemen, Pakistan, Siria, Chad, Iran. E l’Italia? Non se la cava molto bene il nostro paese, che si piazza al 41esimo posto (su 145 Stati), ampiamente superato da molte di quelle nazioni che ci permettiamo di definire ‘in via di sviluppo’, anche se evidentemente su certe questioni sono molto più avanzati di noi.
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