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John Galliano e Raf Simons: la notte e il giorno

Mai due designer sono stati più agli antipodi per lo stile che li caratterizza: Dior vira dagli eccessi di Galliano al minimalismo di Simons

abito John Galliano abito Raf Simons
Foto @ AP

La notizia è ‘vecchia’ di due giorni, ma non si smette di parlarne. Il nuovo direttore artistico di Christian Dior è Raf Simons, e il suo nome corre sulle labbra di tutti. Ma allentata la tensione che ha attanagliato l’intero mondo fashion per un anno, in preda a delirante curiosità e ferventi pronostici su chi sarebbe stato investito di tale carica, ora ci si ferma a riflettere. La domanda ricorrente non è più ‘chi sostituirà John Galliano?’ ma ‘Come cambierà Dior?’.

Sì perché non c’è dubbio che due stili più agli antipodi di quelli di Raf Simons e John Galliano non si potessero trovare. Il giorno e la notte, il bianco e il nero, l’estate e l’inverno sono più simili dei due creativi. L’irriverente e il pacato, il folle e il razionale: Dior ha evidentemente scelto di cambiare pelle, e di prendere una posizione molto netta rispetto alle ’scorribande’ di Galliano. È più che ovvio che Christian Dior e il Gruppo LVHM di cui la maison fa parte abbia voluto prendere le distanze dalle posizioni antisemite del loro enfant prodige. C’è anche chi insinuava già l’anno scorso che la maison temesse di essere identificata eccessivamente con la persona e lo stile di John Galliano, e abbia colto la palla al balzo per disfarsi di colui che aveva assunto un’identità troppo forte rispetto alla maison.

John Galliano è stato direttore artistico Dior per quattordici anni, e non si può certo dire che il suo estro sia mai stato frenato, anzi. Defilé che definire teatrali è riduttivo, dalle modelle che arrivano su treni in corsa a lui stesso che a fine sfilata si congeda dal pubblico in visibilio vestito da torero, da Napoleone, da Toro Seduto, da ammiraglio Nelson. Follie sartoriali sempre accompagnate da un gusto retrò: gerogette, chiffon vaporosi, balze, ruches ma soprattutto cappelli. Cappelli giganti, scultorei, che portano bouquet fioriti, piume e velette, architetture incredibili. Dagli anni Venti agli anni Cinquanta l’ispirazione guarda sempre all’indietro, ma in pompa magna. La sua istruzione, avvenuta proprio in design e moda alla Central Saint Martin di Londra, è coronata da un diploma ottenuto grazie ad una collezione ispirata alla Rivoluzione Francese, subito interamente e comprata in una boutique londinese, tanto per rendere l’idea.

L’esagerazione e la teatralità sono i tratti distintivi di Galliano, così come il minimalismo lo è di Raf Simons. Lo stilista neo-eletto non viene da un percorso accademico ufficiale, ma da pochi anni di studio in disegno industriale, abbandonati per diventare autodidatta. Inizialmente sono solo le collezioni uomo a coinvolgerlo, nelle quali mette subito il suo minimalismo con un tocco classico. Nell’estate del 2005 entra nel team di Jil Sander, ed è qui che si mette in gioco con la moda femminile. Il suo tratto distintivo diventano le forme essenziali, la classicità mixata con le forme moderne e le linee dritte tanto care al suo design. Anche lui a volte si rifà agli anni passati, dai Cinquanta ai Settanta, ma ne fornisce tutt’altra lettura rispetto a Galliano. Le sua donne sono romantiche ma allo stesso tempo austere, non sono leziose e tanto meno ironiche come quelle del suo ‘stilista alter ego’. I toni sono sempre pastello, ama il grigio, il marroncino, ogni tanto spezzati da un tocco di confetto o azzurro pallido. Raramente appaiono grafismi, e quando ci sono si legano comunque a forme sartoriali minimali.

Sembrerebbe in sostanza che Chistian Dior avesse deciso di passare dall’eccesso al minimalismo, e mentre il mondo della moda freme in attesa della prima sfilata (a Parigi in luglio per le sfilate di Alta Moda) tutti si chiedono se la scelta sia stata davvero azzeccata. D’altronde la maison non ha mai disdegnato cambiare pelle, e allo stesso modo Simons saprà che non gli basterà il semplice ‘minimalismo’ per essere all’altezza del ruolo. Una bella sfida.

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