Pubblicato il

L’imbroglio delle etichette

Un libro di una giornalista italiana svela quali stratagemmi usano le industrie alimentari per ‘ingannare’ chi legge le etichette

Supermarket

C’è poca, pochissima gente che legge le etichette dei prodotti che compra al supermercato, e che quindi sa esattamente cosa mangia. E tra queste, ancora meno sono coloro che sanno cosa leggono: l’industria alimentare ha infatti escogitato numerosi stratagemmi per rendere le etichette ingannevoli. Attenzione, non si parla di menzogne (perseguibili per legge) ma di espedienti per rendere poco chiaro il contenuto di un prodotto.
Merende, sughi pronti, snack, cibi confezionati, bibite, creme spalmabili: da cosa sono composte, realmente? La giornalista Stefania Cecchetto analizza nel suo libro ‘I mostri nel mio frigorifero’ edito da Terre di mezzo quali sono gli inganni delle etichette, dando consigli su come leggerle. Un successone la prima edizione, tanto che dopo tre tirature l’editore ha dato alle stampe la versione tascabile, che a dispetto del il titolo ironicamente allarmista, non vuole terrorizzare, ma condurci in un viaggio consapevole attraverso gli scaffali del supermarket.
Innanzitutto, è importante sapere che l’ordine degli ingredienti scritti su un’etichetta corrisponde alla proporzione del peso: il primo citato è quello più presente. Quindi, in linea generale, meglio una merendina che come primo ingrediente cita la farina, piuttosto che lo zucchero. O in una cioccolata spalmabile, sarebbe auspicabile che nocciole e cacao fossero al primo posto, non olii e zuccheri. L’autrice si sofferma su diversi esempi di inganno, tra cui eclatante è quello di suddividere grassi e zuccheri in tanti nomi che sembrerebbero ingredienti diversi, ma in realtà è un espediente per non calcolare la presenza totale (che altrimenti finirebbe al primo posto nell’etichetta). Quindi piuttosto che ammettere, per esempio, che nel prodotto c’è un 50% di zuccheri, si preferisce scrivere ‘10% di zucchero, 5% di fruttosio, 5% di saccarosio, 5% di maltosio, sciroppo di fruttosio’, e così via. Lo stesso vale per i grassi, che vengono spesso suddivisi in ‘grassi vegetali, olii, burro’: qualcuno più pregiato, qualcuno meno, ma sicuramente mai sommati nel loro quantitativo effettivo, che spesso sarebbe allarmante.
Attenzione poi agli slogan del packaging: ‘all’olio d’oliva’ non significa che non ci siano altri grassi, ma solo che dentro quel dato prodotto c’è dell’olio d’oliva, ma potrebbe essere lo 0,02%. Altro interessante capitolo tratta gli alimenti integrali: anche qui, facile cadere in inganno. Pasta, biscotti, pane: se leggete l’etichetta vi accorgerete che spesso non sono fatti con farine integrali (ovvero il chicco di cereale intero, germe incluso) ma con farina raffinata (00) e crusca, ovvero solo la buccia. L’autrice si sofferma inoltre sui succhi di frutta, molto spesso vere ‘bombe’ di zucchero che non sostituiscono per niente la spremuta o la centrifuga fatta in casa. Anche se si tratta di succhi con ‘100% frutta’ la quantità di zucchero è altissima: certo sono zuccheri della frutta, ma sempre zuccheri sono, e comunque essendo filtrati le vitamine non rimangono, la maggior parte evapora.
‘I mostri nel mio frigorifero’ indaga le tabelle nutrizionali, i sughi pronti, il cioccolato, tutto ciò che l’industria alimentare produce e mette sugli scaffali del supermercato senza fornire le indicazioni reali di ciò che mangiamo. E’ importante quindi informarsi e imparare da soli a leggere le etichette, perché non tutto è per forza ‘nocivo’, occorre solo imparare a sapere cosa scegliere. Non si tratta di un inno al biologico o al fai-da-te, ma piuttosto di una guida per imparare a conoscere cosa mettiamo in tavola. Se l’argomento vi sta a cuore, oltre al libro di Stefania Cecchetto potete consultare il sito www.ioleggoletichetta.it, con tantissime nozioni su come leggere le etichette, notizie dai supermercati, consigli per risparmiare.

Potrebbe interessarti