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Come ci si veste per andare in ufficio

L’abbigliamento è il biglietto da visita di ogni donna: ecco cosa indossare per trasmettere autorevolezza e femminilità sul posto di lavoro

Donne in carriera
Courtesy of©NadezhdaAbramian/iStock
Chi non conosce il famoso proverbio “l’abito non fa il monaco”? Molto è stato detto e scritto sulla moda e, a quanto pare, la società moderna dà molta importanza all’abbigliamento a cui spetta una funziona comunicativa di grande spessore: ogni scelta, giusta o sbagliata che sia, può avere infatti grandi ripercussioni sulla vita personale e perché no, anche su quella professionale di ogni individuo. Ad affermarlo è il Power dressing, un’espressione venuta alla ribalta negli anni ’80 con il successo di John T. Molloy “Dress for Success” in cui si enfatizza il ruolo dell’abito nella scalata al potere. Passano gli anni e le donne sempre più vogliono uscire da quelle costrizioni stilistiche che sacrificano la loro personalità e, soprattutto, la femminilità: sono finiti i tempi dei grigi tailleur e delle mise dal taglio maschile, la rivoluzione del girl power sembra coinvolgere anche il mondo del business che spinge ad usare la moda come una vera e propria arma, tutto sta nel saperla sfruttare.

Se in molte sostengono la tesi che è bene essere notate non per come ci si veste bensì per quello che si dice, come negarlo, l’occhio vuole sempre la sua parte: i vestiti giusti permettono non solo di sentirsi a proprio agio ma anche di trasmettere autorevolezza. A dare supporto alle donne in difficoltà è l’organizzazione no profit Dress for Success che, grazie alla generosità di privati ma anche di griffes di fama internazionale, aiuta le meno abbienti mettendo a loro disposizione abiti da indossare durante la ricerca di un’occupazione: a fare la differenza sono le “dresser”, ovvero le volontarie che si occupano di suggerire alle candidate la corretta mise al fine di aumentare la loro autostima e indirizzarle nella giusta direzione.

 
Oggigiorno sono sempre più le donne al potere: tra incontri e riunioni, come racconta LaQuishe Wright, 40 anni, managing partner di Q Social Media Ltd., il look è tutto: “Quello che indossi è il tuo biglietto da visita“, ergo bisogna sempre presentare la migliore versione di se stessi. Zoë Barry, fondatrice e CEO di ZappRx, ad esempio, opta per una camicetta di seta, pantaloni e stivali in pelle sopra il ginocchio, una scelta azzeccata in quanto, come racconta la donna: “La gente mi sente arrivare dal fondo del corridoio e nessuno mette in dubbio che io sia l’Amministratore Delegato“.

La parola d’ordine è avere buon gusto: no a un fit troppo aderente, sbagliata anche la formalità più assoluta, è cosa buona e giusta personalizzare e mixare l’outfit, ovvero prendere capi base, come una gonna o un pantalone, e giocare con mille e uno abbinamenti ricordando l’importanza degli accessori, una bella collana può fare la differenza così come un foulard o una maxi bag e, ovviamente, una scarpa con il tacco. Che dire del jeans, non è del tutto bandito, soprattutto per coloro che esercitano una professione creativa in cui il look è lo specchio della propria estrosità: allo stile casual di questo pantalone democratico è rigoroso associare accessori preziosi; una giacca e una camicia sono la scelta migliore da ravvivare con una borsa importante, bracciali, orecchini e, dulcis in fundo, un bel paio di décolletées.

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