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Le donne non chiedono l’aumento

Al contrario dei colleghi, le donne non negoziano il loro stipendio. Perché?

Lavoratrice
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Katie Roiphe è un’accademica, una scrittrice, una ricercatrice, una giornalista, un’insegnante. Insomma è una donna che ha fatto una notevole carriera, costellata di successi, e che ha una forte consapevolezza di sé e dei suoi meriti. Eppure, come molte altre donne, non ha il coraggio di chiedere un aumento di salario quando sente di essere sottopagata. Anzi, finché un collega uomo non le ha detto di averlo fatto, ottenendo l’aumento, non si era nemmeno mai posta il problema.
 
La sua approfondita testimonianza pubblicata sul Guardian è emblematica di un fenomeno che riguarda il il divario salariale sulla base del genere, anzi di una sua particolare sfaccettatura: le donne non sanno chiedere ciò che spetta loro. I dati parlano chiaro: secondo un articolo pubblicato sull’Harvard Business Review (‘Nice girls don’t ask’), solo il 7% delle donne negozia il proprio salario quando vengono assunte, mentre ben il 57% degli uomini lo fa automaticamente. Dopo questa sorta di ‘epifania’, Katie Roiphe ha chiesto ai suoi colleghi se avessero trattato sul loro salario, e la risposta di tutti è stata affermativa, tanto che, a parità di competenze e anzianità, tutti in media guadagnavano un 10-15% in più rispetto a lei.
 
Il suo non è un caso isolato, tanto che Katie Donovan, consulente del lavoro specializzata nelle tematiche di genere relative, ha fondato la Equal Pay Negotiations LLC, azienda con la quale aiuta migliaia di persone, in particolare le donne, a negoziare il proprio stipendio per vedersi riconoscere una compensazione adeguata. Le donne hanno un enorme problema con questo aspetto del lavoro, ma perché? E’ opinione comune, delle citate studiose e non solo, che nelle lavoratrici ci sia una grande incapacità di scrollarsi di dosso la paura di apparire avide, ingrate, presuntuose, a chiedere un aumento di stipendio. Linda Babcock riporta la sua indagine su 2.000 persone, uomini e donne, in un saggio intitolato ‘Women don’t ask: The High Cost of Avoiding Negotiation – and Positive Strategies for Change’: alle donne crea immensa ansia negoziare sul proprio stipendio, e una ragione di fondo ce l’hanno, perché è vero che vengono considerate un misto tra lamentose e irriconoscenti.
 
Tutto ciò deriva, dichiara Donovan al sito Salary.com, in parte dal fatto che le donne si sono affacciate al mondo del lavoro più tardi degli uomini, specialmente per quanto riguarda posizioni di rilievo che solo oggi stanno iniziando a coprire. E la capacità di negoziare, di sapersi auto-valutare, di farsi valere arriveranno con il tempo, quando l’universo femminile avrà acquisito più spazio e più sicurezza nel panorama dell’impiego. D’altra parte, riflette Katie Roiphe, l’incapacità di chiedere ciò che spetta nasce da un retaggio culturale che trova le radici nell’educazione: ai maschietti sin da piccoli viene detto ‘prenditi tutto’, alle femmine ‘sii felice di quello che hai’. Le donne convivono costantemente con il fardello del giudizio sociale, del dover essere carine, del dover risultare simpatiche, anche al proprio o alla propria boss, del dover ringraziare per quello che si ha come se fosse un dono divino e non una conquista, e, non ultimo, del non dover mettere in difficoltà nessuno con richieste ‘inappropriate’. Problemi che all’uomo nessuno ha mai messo in testa: lui merita tutto, combatte per tutto, ottiene tutto perché gli spetta. 
 
D’altronde basta una gaffe clamorosa come quella del CEO di Microsoft Satya Nadella a spiegare la posizione delle donne nel mondo del lavoro, anche ad alti livelli. Interpellato sulla questione del divario salariale e in particolare sull’incapacità delle donne di chiedere aumenti, egli ha risposto che in un certo senso è giusto, perché invece di domandare occorre “avere fede nel fatto che alla fine il sistema ti darà quello che meriti … Penso che sia uno dei superpoteri addizionali che hanno le donne, francamente, quello di non chiedere aumenti. Perché produrrà un buon Karma”. Che gli uomini competano dunque, ma che le donne stiano zitte e buone ad aspettare il premio nella prossima vita. Parola del CEO di una delle più importanti aziende del mondo.