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Il porno che piace a lei

Il mondo della pornografia si è sempre rivolto ad un pubblico prettamente maschile, senza tener conto dei desideri femminili. Ma le cose stanno cambiando

Silenzio

La parola sesso è una delle più ricercate nel web, e recenti studi affermano che gli utenti maschili e femminili la digitano in egual misura. Eppure i risultati dei motori di ricerca conducono inesorabilmente a soddisfare solo l’universo degli uomini, mentre la maggior parte delle donne si ritrova a non gradire completamente l’offerta. La pornografia è un settore che come target medio ha sempre e inesorabilmente avuto l’uomo, ignorando completamente che anche le donne l’apprezzerebbero, se fosse fatta a loro misura.

E’ comprovato scientificamente che per il maschio l’eccitazione deriva in ampia parte da uno stimolo visivo, mentre per la donna servono fattori che esortino le fantasie. Insomma, alle donne occorre tutta quella componente che possiamo chiamare eros, la quale implica tensioni emotive, pulsioni, simbololgie, stati d’animo, ma anche ironia e colore. La pornografia per come è intesa oggi non è altro che un lungo, monotono, ripetitivo cliché, con donne che non vedono l’ora di farsi penetrare ovunque e da chiunque, dalle fattezze più o meno tutte simili, uomini i cui membri competono per dimensione con la spada laser di Star Wars, sottomissione totale, ai limiti (spesso scavalcati) dell’umiliazione. Il tutto con inquadrature degne di un trattato di anatomia umana e gemiti che hanno davvero poco di reale. Queste immagini nella maggior parte delle donne evocano più un senso di violenza che erotismo: raramente una donna si eccita con una doppia penetrazione inquadrata a distanza ravvicinata, piuttosto la trova ripugnante.

Romanzi come ‘50 sfumature di grigio’, a prescindere da quello che si pensa del fenomeno in sé, provano che le donne sono interessatissime alla sessualità, anche ‘trasgressiva’, ma la vogliono sentire raccontare con astuzia, mistero, grazia, da una donna insomma. Ecco che nel mondo della pornografia si stanno facendo largo diverse registe, le quali vogliono creare un’offerta hard che risponda alle esigenze femminili. Attori e attrici ‘veri’ (niente barbie con i seni che scoppiano di silicone), trame, scene d’amore (perché mai  il sesso con sentimenti non dovrebbe essere eccitante?), e nessuno dei classici cliché da pornografia mainstream. Una pornografia femminista per molti versi, che non accetta i ruoli categorici di maschio/dominante – femmina/sottomessa.

Uno dei nomi più affermati in questo frangente è la regista Erika Lust, fondatrice di Lustfilm, una società di produzione indipendente con base a Barcellona (ma la regista è svedese). I film di Erika Lust sono principalmente mirati al pubblico femminile, e cercano di esplorare la sessualità con originalità rispetto alla monotonia del classico mondo hard. Film giocosi, dove la componente erotica si mischia all’ironia.

Una versione impegnata e intellettuale del porno è quella che da Mia Engberg, anche lei svedese. Una sorta di pornografia underground e femminista, piccole opere d’arte controcorrente. Il suo ultimo lavoro, Dirty Diaries, è un componimento collettivo: 12 cortometraggi girati con il telefonino da altrettante registe. Il mondo queer è l’ambiente in cui si svolgono la maggior parte delle opere di Emilie Jouvet. Più erotico/artistici che veramente pornografici, i suoi film evocano immagini della sessualità queer, trasgender, femminista e lesbica. O ancora, Kimberly Kane, ex attrice e ora regista, che produce film porno curatissimi, d’ispirazione vintage.

Tutte queste registe (e molte altre, ma anche artiste, scrittrici, video maker, fotografe) non vogliono che la pornografia mainstream scompaia, ma che ci sia un’alternativa ad essa, meno stereotipata e più fantasiosa, giocosa, raffinata. Porno per donne insomma.

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