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Fashion diary: il secondo giorno a MMD

La settimana della moda milanese entra nel vivo con un tripudio di grandi nomi

Moschino
La Presse

Il secondo giorno di sfilate milanesi punta dritto al cuore del Made in Italy meneghino con la sfilata di Prada. Che porta in passerella l’eleganza ‘sbagliata’, un componimento di epoche scomposte e assemblate apparentemente a caso, che sovverte i codici formali e li dissacra (un esempio su tutti il tailleur scomposto, ma anche gli abiti da sera sdrammatizzati). E’ il ‘post classico’ l’epoca firmata Prada.

Ci sono le ali di farfalla, ma per il resto è un tripudio di nero e marrone cangiante: le ragazze Blugirl sono diventate grandi, e laddove Anna Molinari ci aveva abituato ad abiti per giovani donne la prossima primavera troveremo adulte consapevoli, non più civettuole ma affascinanti. Abiti ampi e femminili, grandi spacchi, orli di gonne che evocano ali di farfalla (che è anche l’unica stampa utilizzata, e con parsimonia), ruches, scolli profondi.

E’ tutta in rosso, o quasi, la donna Fendi, un rosso che non sempre è acceso di passione, a volte è smorzato, sobrio, così come gli abiti che lo portano, accollati, con maniche lunghe, a palloncino, ricami decorativi ma misurati. Ma c’è anche un’altra donna Fendi, che ritrova nelle pelli e nelle pellicce (estive) il suo dna, e che porta mini-abiti, applicazioni, lavorazioni minuziose, nodi, bordature, veri e propri manufatti artigianali da sempre vanto della maison.

Emilio Pucci ci porta al mare la prossima primavera, catturate in una rete di tecnologia: il nuovo direttore artistico del marchio, Massimo Giorgetti, va a pescare pesci, conchiglie e stelle marine in un fondale fatto di spolverini, pantaloni morbidi, abiti in rete che mescolano agli elementi degli abissi quelli, inaspettati, dei pattern 3d e di Google Maps. Prende il largo anche MaxMara, con un ‘vestivamo alla marinara’ fatto di righe, di bianco e blu, anzi di nero sbiadito al sole, stelle e nodi. Marinare e navigatrici vestite con la complessità sartoriale iconica del brand.

Primavera a tinte noir per Costume National, in cui la donna è una femme fatale che evoca gli anni ’40 con sfumature rock, ama i contrasti optical, il bianco e il nero che si profilano a vicenda, i tagli asimmetrici. E infine, chi ci ha abituato alle sorprese più irriverenti non ha certo voluto deludere: Moschino porta la donna del 2016 all’autolavaggio. Jeremy Scott colora gli abiti con i colori sorbetto delle auto d’epoca, usa le spazzole del car wash come frange, i cartelli di divieto come borse.