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Lego, amore senza età

Da semplice gioco infantile a pura arte: i mattoncini più famosi del mondo sono una passione intelligente anche per tanti adulti

cuore costruito con mattoncini Lego
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Tutti li hanno presi tra le mani almeno una volta, provando a costruire una casa o torri in bilico. E ormai il volto sorridente dei classici omini gialli pronti a popolare interi quartieri e affollare altrettanti mezzi di trasporto, sono familiari e rassicuranti. I Lego, famosi mattoncini assemblabili, prima di vedere la luce nelle confezioni ultra-moderne in bella mostra sugli scaffali dei negozi, hanno avuto una storia lunga e travagliata. 
 
Il suo fondatore – il danese Ole Kirk Christiansen – e i suoi eredi, sono riusciti a non perdersi d’animo e a trarre vantaggio anche dalle situazioni più sfortunate. Never give up!, mai arrendersi. Prima ancora di chiamarsi così, la LEGO è una modesta falegnameria per la produzione di arredi. Nel corso della sua storia subisce due disastrosi incendi e viene messa a dura prova dalla tremenda crisi del ’29. Avendo bisogno di progettare i suoi arredi a basso costo, il padre del marchio crea i modellini destinati a trasformare la LEGO in fabbrica di giocattoli, originariamente in legno e poi in plastica. Il figlio completa il lavoro paterno, approdando ai mattoncini così come li conosciamo oggi.

 
Con il passare del tempo l’azienda è cresciuta, moltiplicando le proprie sedi in giro per il mondo e ideando famose Serie, complete di istruzioni di montaggio, come quelle ispirate alla città e allo spazio. Così, se nell’immaginario collettivo dei nostri nonni la parola Lego evocava al massimo il celebre mattoncino e i nipotini che giocavano, in seguito un pubblico sempre più vasto di adulti si è lasciato catturare dalle possibilità offerte dall’introduzione delle parti meccaniche che caratterizzano la Serie Lego Technic e dai sofisticati automatismi ottenuti grazie alla successiva Serie Lego Mindstorms. Il web pullula di complesse “catene di montaggio” create dagli appassionati, che per realizzarle impiegano una quantità notevole di tempo e denaro.
 
E i vecchi modelli Lego? Una sorprendente tendenza vede i pezzi usciti fuori produzione diventare oggetto di vere e proprie speculazioni finanziarie. Il blog www.brickpicker.com fornisce informazioni in tempo reale sul valore delle scatole non più in commercio, che possono essere rivendute con guadagni che partono dal 15% e possono arrivare a superare il 100%, come nel clamoroso caso della locomotiva chiamata Emerald Night Train, acquistata a 99,9 dollari e rivenduta a 203. Un fenomeno che porta lo storico giocattolo a non logorarsi con il tempo; e questo grazie anche alla nascita di associazioni, eventi, forme di arte, parchi a tema, film (ormai ogni personaggio famoso, supereroe o protagonista di cartoon e serie tv ha il suo “avatar” Lego) e molto altro dedicati ai mattoncini assemblabili.

 
ItLUG (Italian LEGO Users Group) è la comunità indipendente di appassionati Lego che vede la luce nel 1999 da un piccolo gruppo di amici accomunati dalla stessa passione e rimane tale sino a novembre 2010 quando si trasforma in Associazione Culturale di Promozione Sociale (ACPS) legalmente costituita.
 
I primi di novembre ha debuttato a Roma l’artista Natan Sawaya allo Spazio eventi Tirso di via Tirso, nel quartiere Salario, con la mostra “The art of the brick”. L’esposizione rimarrà aperta fino al prossimo 14 febbraio. Quel che rende unica nel suo genere l’esposizione è in primis il materiale che l’artista ha scelto per realizzare le proprie opere: i Lego, appunto. Oltre 80 opere, diverse per soggetto e dimensioni: si spazia dalla riproduzione di opere d’arte di grandi maestri: “La Gioconda”, “La Nike di Samotracia”, “La Venere di Milo”, “L’Urlo”, “La notte stellata”, solo per citarne alcune. Si passa quindi al corridoio dei ritratti (notevole quello di Mickey Mouse), per poi imbattersi in figure umane a grandezza naturale. 
 
La gran parte delle opere è realizzata in monocromia. Colpisce l’immediatezza del messaggio, accessibile a tutti, forse addirittura di maggiore impatto negli adulti che tra i più piccini. Quel che Nathan vuole trasmettere è un concetto di arte democratica e l’idea che ciascuno possa indossare i panni dell’artista e dare voce alla fantasia e al proprio lato infantile. Tant’è che alla fine dello spazio espositivo una sala attrezzata di tavoli pieni di mattoncini offre a tutti la possibilità di mettersi alla prova. E proprio questo messaggio spinge a rievocare la storia dell’artista, che nella vita è riuscito a trasformare una passione infantile in una vera e propria professione, creativa e stimolante per sé e per il pubblico.
 
E poi il collezionismo. Per un appassionato Lego, spendere un mucchio di soldi per un particolare set, fuori produzione da anni o raro perché in serie limitata o non distribuito nel posto in cui si vive, è cosa normale. Questo vale per qualsiasi collezionista, quale che sia l’oggetto della collezione. Per le scatole di mattoncini il discorso della moltiplicazione del valore è legato ad alcune condizioni, generalmente conosciute ed accettate dai collezionisti: si parte dal valore massimo della scatola se è ancora sigillata e imballata come appena acquistata, (MISB nel gergo degli appassionati), passando per il numero totale di mattoncini senza istruzioni e senza scatola, fino ad arrivare a mattoncini mancanti, con istruzioni.
 
Una vera e propria Legomania che parte dalla consapevolezza che i “mattoncini” prodotti dalla famosa azienda danese rappresentano una passione intelligente anche per tanti adulti, non necessariamente affetti dalla sindrome di Peter Pan, bensì semplicemente divertiti dall’idea di riprodurre in miniatura il mondo com’è o come vorrebbero che fosse, dandosi un solo vincolo: seguire la propria fantasia.