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Dalla macchina alla mano. Gioielli in 3D

Anelli e collane dall’impianto architettonico, dalle elaborate trame che ricordano le strutture di una costruzione del futuro. Sono i gioielli di Stefania Lucchetta

L’abilità artigianale di ridurre la macchina alle proprie esigenze creative, la sperimentazione e la ricerca per realizzare gioielli tridimensionali simili a strutture architettoniche frutto di calcoli matematici che si posano e si adattano al nostro corpo. Parliamo dell’artigianato di Stefania Lucchetta, designer di gioielli che ha presentato le sue creazioni ad AltaRoma, all’interno del progetto A.I. Gallery, dedicato agli artigiani della moda. I suoi gioielli sono delle vere e proprie sculturein 3D, da guardare in tutte le prospettive, realizzati con nuove tecnologie e con l’abilità delle sue mani.

“Ho scelto come primo materiale la resina perché volevo fare un gioiello veramente
contemporaneo che prima non poteva esistere in quanto non esistevano i
materiali e né le tecnologie per riuscire ad arrivare a questi
risultati – spiega la stilista a Stile.it – la resina l’ho scelta per la
leggerezza, per la resistenza, per i colori che sono molto
accattivanti, il blu, il rosso, il giallo e anche perché è bio compatibile, nel senso
che è testato per le allergie” La lavorazione con la resina è abbastanza complessa
“I gioielli in resina sono lavorati con un metodo che si chiama stereolitografia ora conosciuta come stampante 3d nel senso che procede a strati, solidifica
strato a strato fino ad arrivare al pezzo finale, è una tecnica che
permette di realizzare singoli oggetti tridimensionali a partire
direttamente da dati digitali elaborati da un softwear, chiaramente a fine lavorazione c’è bisogno della mano dell’artigiano per rendere il prodotto non tagliente e lucido”

Dopo la resina, Stefania Lucchetta è passata al titanio, anche in questo caso la lavorazione del prodotto necessita di nuove tecnologie e di un artigiano “I gioielli
in titanio sono realizzati attraverso la sintetizzazione laser che è un processo che
fonde le polveri, in questo caso, di titanio. – continua la designer – Una volta polverizzato, il titanio viene fuso con
un raggio laser in modo selettivo, per cui alla macchina bisogna dare
il progetto perfettamente eseguibile, con le misure, non devono
esserci sbavature. La macchina esegue strato per
strato ciò che hai progettato fondendo per ogni strato solo la
parte piena. Anche in questo caso, quando esce dalla macchina, l’anello appare
brutto e annerito, a questo punto entra in gioco la
mano dell’artigiano a rendere il gioiello perfetto”.

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