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Per una relazione felice, occorre gentilezza

Essere gentili fa bene a sé stessi e alle relazioni. Ma è spesso un tratto caratteriale denigrato

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Se leggete qui e là su siti di informazioni più o meno accurati quali tratti caratteriali occorre esibire per conquistare una persona (una sconfortante pioggia di cliché che di solito si riferiscono alle donne), la gentilezza viene sempre denigrata, ed utilizzata come sinonimo di fragilità, se non addirittura di ‘essere zerbini’. Mai travisamento di un comportamento è stato più drastico: non sappiamo bene quando, ma nella società contemporanea siamo arrivati a confondere l’essere gentili con l’essere deboli, col farsi mettere i piedi in testa, dimenticando che, al contrario, chi si dimostra gentile è probabilmente più sicuro di sé e sereno di chi ha bisogno di sfoderare arroganza e prepotenza.
 
Il 13 novembre è stata la Giornata Mondiale della Gentilezza, una ricorrenza che nei paesi anglosassoni è più sentita che in Italia, dove tuttavia esiste il Movimento per la Gentilezza Gentletude. Il concetto è far passare l’idea secondo cui essere gentili migliora la vita di noi stessi in primis, e naturalmente quella degli altri, oltre che innescare una reazione a catena, un circolo virtuoso per una società migliore. E per le relazioni d’amore: lo scorso anno la rivista The Atlantic ha intervistato uno psicologo, John Gottman, che ha fatto parte per anni di un team il cui obbiettivo era comprendere le ragioni della fine dei matrimoni negli Stati Uniti. Per decenni egli e la sua squadra hanno seguito coniugi con l’intento di capire, al di là dei singoli casi, se c’erano tratti in comune tra le relazioni che funzionavano e quelle in crisi. Ebbene, sintetizzando, gli studiosi hanno raccolto dati per anni fino ad inquadrare le coppie in ‘masters’ e ‘disasters’ ovvero relazioni funzionanti e relazioni disastrose, e i tratti comportamentali erano ricorrenti. Indovinate un po’: la gentilezza è uno degli elementi sempre presenti tra le persone felici. Gottman ha raccontato alla rivista che le coppie in cui i membri erano gentili e generosi l’uno con l’altro tendono ad avere uno stato mentale sereno, tranquillo, anche nei momenti di discussione. E questi dati tengono conto anche di parametri fisici, come la pressione del sangue, i battiti cardiaci, la sudorazione. Insomma, non basterà certo essere cordiali per vivere una vita sana e una relazione soddisfacente, ma sicuramente la gentilezza ha il suo peso in un’esistenza serena. 
 
Ma cosa significa essere gentili? Non si stratta solo di aiutare le vecchiette ad attraversare la strada, ma fare proprie alcune attitudini e inclinazioni. Innanzitutto, afferma la rivista L’Express grazie al contributo di diverse psicologhe e studiose, occorre essere gentili con sé stessi. Ovvero, pensare ai bisogni degli altri non vuol dire dimenticare i propri, perché la soddisfazione personale è un primo requisito verso la serenità. Bisogna quindi smettere di sovrapporre l’idea di gentilezza con quella di debolezza, e non dimenticare che saper dire no è spesso sinonimo di autenticità e onestà. Occorre poi non attendersi mai qualcosa in ritorno, la gentilezza dev’essere incondizionata; e ancora essere rispettosi, comunicare in modo non violento, ascoltare e in caso di conflitti cercare di capire, non attaccare a propria volta, e imparare a riconoscere la gentilezza degli altri verso di noi.