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Buon compleanno Trap

Da Cusano Milanino a Monaco di Baviera. Dal campo alla panchina. Dal Milan alla Juventus fino all’Inter. Dalla Nazionale azzurra all’Irlanda. Una vita per il pallone

Giovanni Trapattoni compie 75 anni e pensa al futuro
Ansa

La riforma del lavoro targata Fornero stabilisce che in Italia si lavorerà più a lungo e si andrà in pensione più tardi, almeno a 67 anni. C’è chi l’ha presa con sconforto e chi non vuole proprio sentir ragioni: “Smettere? Per il momento proprio no!”, parola di Giovanni Trapattoni, 75 anni compiuti oggi.
Nato a Cusano Milanino il 17 marzo del 1939 per il Trap, ancora oggi, l’età anagrafica non conta affatto. Anche perché per uno che ha imparato a tirare calci al pallone nell’immediato dopoguerra, tutto appare più facile di quanto sia realmente. Di lui, dell’italianissimo personaggio che testardamente è stato capace di esportare se stesso anche all’estero, si è detto praticamente tutto: allenatore vincente, capace di dialogare con i campioni che ha guidato o marcato ma anche fine cucitore dei rapporti con i media. In definitiva un abile comunicatore, semplice e genuino quanto basta per farsi capire da chiunque, anche all’estero, e soprattutto in grado di farsi amare dall’ampia schiera di suoi tifosi che ancora oggi ne apprezzano quel modo di fare un po’ vecchio stampo, ma sincero fino in fondo. Impossibile scindere il Trap allenatore dal personaggio mediatico creato, suo malgrado, dalle variopinte esternazioni che hanno segnato la sua carriera da allenatore.

Alle prese con il tedesco

All’inizio fu “Strunz”, dal cognome del calciatore tedesco che fu il principale destinatario della clamorosa sfuriata del 10 marzo 1988, quando allenava il Bayern Monaco. Le sue conferenze stampa sono state spesso dei veri e propri show, e quasi mai la lingua è stato un problema, se è vero che il celebre proverbio “Non si chiama gatto se non ce l’hai nel sacco”. Nemmeno le interviste impossibili della Gialappa’s hanno scalfito l’ampiezza e lo spessore del personaggio benchè l’innata passione per l’uso delle metafore lo abbiano spesso condotto in vicoli ciechi Trapattoni è riuscito a sdoganarlo anche nel Regno Unito.


Non si chiama gatto se…

Il giocatore. Nei suoi 25 anni di carriera da calciatore – quasi tutti spesi con la maglia del Milan – Giovanni Trapattoni ha vinto praticamente tutto: fu cuore e polmoni del centrocampo del Milan di Nereo Rocco, con cui conquistò due scudetti, due Coppe dei Campioni, una Coppa delle Coppe, una Coppa intercontinentale e una Coppa Italia. In totale vestì la maglia rossonera per 274 partite di campionato, terminando la carriera a Varese. Furono 17 i gettoni di presenza con la nazionale, di cui fece parte nella spedizione mondiale in Cile nel 1962.

L’allenatore. Ancora più prolifica la carriera da allenatore. Trapattoni è uno dei pochi eletti – assieme a Josè Mourinho e Ernst Happel – ad aver vinto almeno un titolo in 4 campionati diversi del vecchio continente. Oltre che in Italia – dove ha primeggiato con Juventus e Inter – ha trionfato in Austria con il Salisburgo, in Portogallo con il Benfica e in Germania con il Bayern Monaco. In bianconero la stagione più prolifica – 6 scudetti, 2 Coppe Italia, 1 Coppa dei Campioni, 1 Coppa delle Coppe, 2 Coppa UEFA, 1 Supercoppa Europea, 1 Coppa Intercontinentale e 1 Mundialito Club – mentre con l’Inter  nel 1988-1989 ha ottenuto il record di punti per un campionato di Serie A a 18 squadre – 58 punti su 68 quando la vittoria valeva ancora 2 punti – oltre a una Coppa UEFA.

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La Nazionale. Tra tanti successi anche qualche passaggio a vuoto, come la poco fortunata esperienza alla guida della nazionale italiana dal 2000 al 2004. Nonostante l’indiscusso carisma e la disponibilità di una squadra ritenuta in grado di competere con tutti, l’Italia fu eliminata agli ottavi nel Mondiale in Corea-Giappone e al primo turno nel successivo Europeo in Portogallo. Scaricato dalla Federazione italiana, il Trap si è poi preso una discreta rivincita alla guida della nazionale Irlandese, guidata fino a settembre del 2013. Nel girone di qualificazione ai mondiali del 2010 in Sudafrica, lo stesso dell’Italia, impose un doppio pari agli azzurri, che però non gli valse la qualificazione.
 
Un futuro ancora da scrivere. Dopo aver lasciato dopo 5 anni la panchina dell’Irlanda, con pochi rimpianti e la grande riconoscenza dei britannici, per il Trap sembra ora aprirsi un nuovo capitolo di una carriera incredibile. I più recenti rumors parlano di un accordo ormai fatto con la Costa D’Avorio di Drogba e Gervinho, che il sempreverde e inossidabile Giovanni potrebbe guidare dopo il Mondiale brasiliano in sostituzione dell’attuale ct Lamouchi. Dal Paese africano per il momento smentiscono, ma una cosa è certa: anche a 75 anni il futuro può essere ancora tutto da scrivere. Auguri Trap!