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Le nuove frontiere della moda

L’eclettico Hussein Chalayan porta alla Biennale di Venezia l’astrazione, il concetto e l’immaterialità.

modella con abito di hussein chalayan

“Le uniche cose nuove che possono essere fatte nel campo della moda e del design, passano attraverso la tecnologia, che ti permette di creare qualcosa che nel passato non è mai stato visto”. Parole e sostanza di del cipriota Hussein Chalayan, stilista e artista eclettico, trentacinque anni, eccellente rappresentante della cultura turca nel campo creativo. Ambasciatore della Turchia alla Biennale di Venezia,  Hussein ha presentato un’installazione video dal nome ‘The absent presence’, che con linguaggio surrealistico ha associato ed esaltato i contrasti della vita e dell’anima, ‘assenza e presenza, memorie ed allucinazioni’. In questo video molti sono i riferimenti alla sua moda e a Cipro, l’isola che è sempre stata un’importante stazione di scambio fra gli imperi d’Europa, Africa e Medio Oriente e che in tutto il corso della sua storia qualcuno ha sempre cercato di sottrare a qualcun altro.

E così si vede una delle sue t-shirt intenta a combattere una battaglia antica in un moderno resort, o una mappa di Cipro che si scompone durante l’assemblaggio di cocci rotti di una tazza di porcellana. Messaggi che parlano di distrazione, astrazione, redenzione, sorretti dal movimento delle immagini e da una figura senza sesso. Hussein – giunto alla Biennale con una delegazione di politici e ambasciatori e con il ministro Kursad Tuzmen, con il quale porta avanti il progetto ‘Turquality – associa stile, arte e multimedia per presentare moderne espressioni nel mondo del lusso. Essendo molto forte, in Turchia, l’industria tessile  può supportare ampiamente gli stilisti che girano il mondo per esportare il Made in Turckey: “Passiamo da un prodotto di basso livello ad un prodotto che costa caro ma che racchiude il meglio del connubio tra design e qualità’, spiega il ministro.

Mago degli abiti stravaganti, Hussein sfata il mito dell’importabilità delle sue creazioni, ama vederle indossare ed è convinto che il concetto sia più importante del prodotto. La sua genialità sta nell’associare e correlare territori diversi, geografie, spazi, oggetti di moda e design. Per lui l’eleganza ‘non ha niente a che vedere con quello che si indossa, ma è come lo s’indossa’. Nel corso della sua carriera il giovane stilista turco-londinese ha ricevuto molti premi ed organizzato decine di mostre. Attualmente al museo di Groningen in Olanda è in corso la prima retrospettiva dedicata al suo lavoro, ispirata alla realtà dei rifugiati. La tappezzeria è stata trasformata in abiti, le sedie in valigie, e i tavolini da caffé diventano gonne. A quanto sembra, la tecnologia traccerà la nuova strada del design.

 

 

 

 

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