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L’ultimo da striscia

Appassionato dei viaggi su due ruote, tanto che ha scritto un libro sull’argomento, Stefano Disegni è considerato l’ultimo autore di striscie in Italia. Lo abbiamo intervistato.

Stefano Disegni

Lo sorprendo in casa con una fetta di lonza in bocca. Mi apre la porta con il sublime salume che penzola dalle labbra. Eh, uno pensa all’arte del disegnatore, al tratto che trasfigura, alla battuta che ti fulmina… e invece poi la lonza, e poco dietro pure la foto di un capellone in moto.

Chi è quello?

“Eh sono io. Sono salito in motocicletta a quattordici anni e ancora non sono sceso. La moto mi ha accompagnato per tutta la mia vita e mi ha portato ovunque volessi andare o ovunque volesse andare lei”.

Eh, esagerato.

“Scherzi? Quelle sono due ruote che ti danno la libertà dentro. Ce l’ho nell’animo le due ruote. Quest’estate ho girato la Turchia: estenuante ma meraviglioso. Ho percorso per nove volte la Grecia e buona parte dell’Europa riconosce i pneumatici della mia moto”.

Certo che siete sempre un po’ esaltati voi motociclisti.

“Un po’ è vero. Come tutte le sette. Io stando da una vita in sella ho passato molto tempo a osservare i motociclisti, i loro tic, le loro bizzarre abitudini che in un attimo sfociano in manie. E’ un universo a parte, con riti e mode talmente esclusive che a volte paiono fuori dal mondo. Al loro interno poi si dividono in categorie precise”.

Ad esempio?

“Io ad esempio faccio parte dei “nostalgici incoscienti”. Non cambio la moto da diciotto anni. Nonostante le innovazioni tecnologiche, nonostante il progresso resto in sella alla mia moto. Di quelli che… Mai un guasto! Nevvero, non credeteci. La mia Honda VS 750 Castrum ne ha viste di tutti i colori, ma ormai c’è una simbiosi tra di noi”.

E hai pensato di passare quest’universo dei motociclisti attraverso la lente deformante della tua matita?

“Già, nel ’93 pubblicai un libro, “Due ruote e una sella”…”.

Che è considerato un vero cult, praticamente la Bibbia del motociclista…

“Vabbè questo lo lascio dire a voi critici. Fatto sta che ormai è scomparso dalla librerie, e io ricevevo centinaia di e-mail di persone disposte a tutto per averlo. Allora abbiamo pensato di ristamparlo e venderlo in allegato alla rivista Due Ruote”.

E dentro che c’è?

“Ci sono una serie di strisce sull’universo della moto. Tipo il kamasutra per farlo andando in moto, il massimo del O’ famo strano. E tutta una serie di macchiette e gag tipiche della comunità dei motociclisti”.

Certo che…uno viene a parlare di vignette, satire, strisce e tu cerchi di mollargli un libro?

“No ok, fuori le domande serie allora”.

Allora, siete rimasti in pochi a fare le strisce, ormai sui giornali non si vedono che vignette, anzi a pensarci bene mi vieni in mente solo tu?

“Praticamente sono rimasto solo io, è vero. Continuo per questa strada perché sento l’istinto del narratore, della storia scritta in cui poi dentro ci siano delle battute che facciano ridere. Mi diverto a disegnare dei piccoli racconti. Lavoro proprio come per un film. Parto dall’attualità, trovo degli spunti. Poi scrivo la sceneggiatura e infine disegno”.

Corsera Magazine, Ciak, Solo Calcio. Le tue strisce toccano la televisione, il cinema e il calcio. Praticamente copri le principali attività del tempo libero dell’essere umano.

“Ne mancava una: la cucina, il cibo. Quest’anno l’ho colmato disegnando per la rivista “Buffet” la rubrica “penna…all’arrabbiata”. Lì c’è un nuovo super-eroe: Rashpelli, il defensor dei fornelli”.

E manca anche la politica, anche se forse non rientra più nel tempo libero degli italiani?

“Bravo! In Italia non c’è più un giornale di satira politica. Come Cuore, o come era un tempo Linus”.

A proposito di censure. Nel 1988 compare in tv uno strano personaggio. Un essere piccolo, verde e deforme. Si chiama lo Scrondo e diventa in un attimo un mito dei tardi anni ’80. Nel linguaggio giovanile “scrondo” è tuttora un termine in voga. Poi scompare dalla tv e nel giro di un paio d’anni pure dai fumetti.

“D’altronde lo Scrondo produceva di continuo flatulenze, rutti e altri liquidi organici, e li rovesciava su televisori che trasmettevano immagini di Pippo Baudo, Giulio Andreotti e altri”.

La risposta italiana a ET è forse il più brutto pupazzo di tutti i tempi, eppure lo amavano in tanti, che ti sommergerebbero di domande: ma lo Scrondo è in letargo? E’ ancora tra noi? Un giorno tornerà? Con chi se la prenderebbe oggi?

“E’ ancora vivo nel cuore di chi l’ha amato. Era un emarginato e oggi se la prenderebbe non solo con la destra ma anche con certa sinistra radical-chic, quella con i maglioni di cachemire e lo yacht. Era un emarginato ed è stato emarginato anche dall’immaginario dei fumetti e della televisione”.

Chi ti ha dato per la prima volta un foglio bianco e una matita?

“Ho sempre disegnato. Alle elementari affianco al temino ci facevo pure un disegnino. La maestra mi scriveva bravo e io ero felice. Poi alle medie ho iniziato a fare le caricature dei miei compagni di classe. Poi con mia somma sorpresa ho scoperto di poter vivere disegnando. Chiedevano a Mastroianni: Ma perché hai deciso di fare l’attore? Lui rispondeva: Eh, sennò mi toccava lavorare! Appunto. Io mi diverto. A volte mi faccio ridere da solo. Certo alcuni giorni è più pesante e sembra quasi un lavoro, ma niente a che vedere con il lavoro vero”.

A proposito di lavoro, lavori anche come autore televisivo. Ogni striscia ha il nome dell’autore in calce, evidente e inequivocabile. In tv, invece, si sa poco della penna che c’è dietro i vari personaggi. Chi sa ad esempio che Totti-go’, personaggio di Convenscion di qualche anno fa, l’hai inventato e scritto tu?

“E’ vero e Totti dovrebbe pagarmi i diritti. Prima era solo un calciatore un po’ ignorante che non sapeva parlare. Poi è diventato un personaggio mediatico con introiti annessi. Anche se all’inizio non la prese benissimo: eufemismo. D’altronde in giro si sapeva pure che sono laziale”.

Torniamo all’inizio di tutto, l’ispirazione da dove la prendi?

“Racconti quello che sai, quello che ti succede, quello che ti porta la tua vita. Ad esempio adesso sto preparando un libro per cercare di mostrare in modo spiritoso la reale dimensione della paparinità: cosa significa realmente diventare padri”.

Oppure?

“Oppure una sera guardi la televisione, poi il giorno dopo vai al mare e allora ti viene in mente una cosa così…”.
Disegna per giusto un paio di minuti, colora per altrettanti, e vedo prendere vita una vignetta sotto i miei occhi. C’è un volto di donna, ma al posto della bocca e delle labbra, un vero e proprio canotto. Enorme e anche di marca (Zodiac, storico costruttore di gommoni). Quello che mi aveva accolto con la lonza in bocca mi pare sappia anche intuire e disegnare niente male.

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Claudio Moretti, collabora con diversi programmi televisivi (tra cui “Cronache Marziane”) e testate online. Ha realizzato il documentario “Teatro del silenzio” sul teatro sordo-muto.

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