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Lasciate ogni speranza voi che suonate

Passati più di 3 anni dall’ultimo lavoro discografico, gli Slipknot tornano con un nuovo album che promette un cambio di prospettive e un sound più definito. Dedicato a chi non li ha mai abbandonati e a chi, scettico dopo “Vol. 3”, li ha dimenticati.

Slipknot - All Hope Is Gone

C’erano una volta dei ragazzi molto cattivi, che avevano voglia di spaccare tutto, di gridare al mondo (anche in growl se necessario) la loro rabbia. Ci sono oggi dei ragazzi, abbastanza cattivi, che hanno voglia di spiegare a tutti (sempre in growl, se necessario) cosa non funziona a questo mondo, cosa andrebbe cambiato affinché torni la speranza che è ormai scomparsa.

Nuovi volti, nuove maschere, ma sempre loro: gli Slipknot. Sono infatti passati 4 anni dall’ultimo discusso album “Vol. 3: The subliminal verses”, in cui lo stile del gruppo Nu-metal stava già mutando, a favore di uno stile più continuo e melodico, senza battute d’arresto o ritmi esageratamente incalzanti, ma con qualche assolo chitarristico in più e una velata influenza degli Slayer.

Il 25 agosto, data ufficiale dell’uscita di All hope is gone, loro 4° album ufficiale, si saprà se il cambiamento è stato portato avanti o se c’è stato un ritorno ai ritmi di Iowa o Slipknot. Difficile prevederlo, anche se di sicuro c’è stata una rottura con il produttore di Vol.3, Rick Rubin, a favore di una nuova collaborazione che risponde al nome di Dave Fortman, il quale ha già lavorato con Evanescence e Mudvayne.

“E’ incredibile, eravamo tutti coinvolti nella produzione dell’intero album. Certo ci sono stati conflitti, ognuno ha avuto la sua da ridire, ma faceva tutto parte del nostro processo creativo” ha dichiarato Corey Taylor. Riguardo i testi aggiunge “Siamo cresciuti ormai, prima eravamo dei ragazzini, ora siamo dei 30enni che cercano di spiegare il loro punto di vista sul mondo, senza però scivolare nel banale”.

Un assaggio si è avuto già con la title track “All hope is gone”, rilasciata in versione digitale a partire dal 23 giugno 2008. L’inzio si presenta strumentalmente aggressivo, alla vecchia maniera dei ‘knot, nel quale poi interviene Corey che accompagna fino al ritornello, stavolta più tendente a Vol.3. Da rilevare l’assolo prolungato di chitarra, che recupera nei tempi una sorda presenza delle stesse durante il resto della canzone. Se si dovessero trovare dei riferimenti, si potrebbe ricercare l’influenza degli Stone Sour e la stabilità ritmica degli Agnostic front.

Ci si aspetta dunque un album che sarà una chiave di lettura per il futuro della band, poiché ne dirigerà lo sguardo e lo stile. Riprendendo le parole del cantante: “Penso che questo album sia frutto dell’era più matura, più bella e più potente. Abbiamo fatto un album che mostrerà il cammino già fatto, quello che ci aspetta, e dove siamo in questo momento come uomini. Penso che sia la miglior cosa che io abbia mai fatto…e sfido chiunque a smentirmi.

Non ci resta che aspettarne la conferma. Questa intanto la tracklist:

“Execute”
“Gematria (The Killing Name)”
“Sulfur”
“Psychosocial”
“Dead Memories”
“Vendetta”
“Butcher’s Hook”
“Gehenna”
“The Cold Black”
“Wherein Lies Continue”
“Snuff”
“All Hope is Gone”

 

 

 

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